Il senso dell’espressione creativa

Da Anna
La creatività è un processo che si alimenta essenzialmente della possibilità di superare da un lato la rigidità del linguaggio logico, e dall’altro lato la semplice e diretta espressione delle emozioni. E essa stessa si pone come mediatrice tra questi due livelli, e nel momento in cui si esprime come immagine, ha anche operato una elaborazione molto importante sui contenuti del mondo interiore. La creatività si muove in quello spazio immaginale che essa stessa rende possibile e comunicabile, e su quella sottile linea di confine / contatto che essa stessa crea tra l’io e l’altro. Le sensazioni e le emozioni possono tradursi in rappresentazioni condivisibili, e consentire così la comunicazione ad un livello molto intimo, molto profondo, molto reale, ma nello stesso tempo molto personale, molto libero, molto rispettoso di ciò che ognuno vuole o deve mantenere nell’ombra del suo spazio intimo. L’intenzione creativa è qualcosa su cui la persona si pone in un atteggiamento che è nello stesso tempo di ricezione passiva (l’attesa dell’intuizione, dell’idea, nel “vuoto fertile”), e di intenzionalità, esplorazione, produzione molto attiva. Ciò che ne risulta non è solo un’opera originale, una soluzione creativa, ma sarà lo stesso “farsi” della nostra anima, l’estendersi libero e profondo della nostra attività di costruzione dei significati. La creatività non proviene solo dall’inconscio, ma non è neppure un prodotto dell’Io consapevole. Non è solo il prodotto dell’emisfero destro, per usare una metafora che tanto successo ha avuto negli ultimi anni, ma per la natura estremamente complessa e raffinata del processi sensoriali, motori, emozionali e cognitivi che sono coinvolti, l’atto creativo è un processo di codificazione globale, dove tutta l’attività neuronale è in gioco. Tutto il nostro essere viene espresso nell’atto creativo, che in forma ologrammatica contiene la persona che l’ha prodotto: il suo mondo interno, ma anche il suo sentire, il suo essere in rapporto col mondo esterno, e la qualità di questo rapporto, e la forma del contatto che è attivabile proprio qui, proprio adesso, in questo specifico contesto. Col procedere dell’esplorazione dello spazio immaginale, appare alla luce una dimensione dell’essere, e dell’essere nel mondo, che prima era nascosta, o ignota, e viene espressa da un linguaggio che la rende comprensibile e comunicabile. E non c’è il punto finale di arrivo, perché la creatività sarà sempre un’azione che si rinnova continuamente, in quanto: “i confini dell’anima, nel tuo andare, non potrai scoprirli, neppure se percorrerai tutte le strade: così profonda è l’espressione che le appartiene” (Eraclito)