“Diventare nonni era estremamente difficile ai tempi miei …”
“Eh… Era difficile, ragazzo, ma non impossibile!”
“Eh … Allora, quest’uccellino non sapeva ancora volare. Durante l’inverno, in una notte fredda, ruzzola giù dal nido e finisce sul sentiero…”
“Poverino!”
“E comincia a gridare, pio, pio, pio, pio, come un matto, e sta per morire di freddo, ma, fortuna per lui, ecco che arriva una vacca, lo vede e pensa di scaldarlo, così, alza la coda e … SPLASH! Una margherita bella e fumante, grossa così! L’uccellino al caldo è tutto contento, tira fuori il capino e ricomincia, pipio, pipio, pipio, pipio, più forte di prima, ma un vecchio coyote lo sente, arriva di corsa, allunga una zampa…”
“Mamma mia…”
“Lo tira fuori dalla cacca, lo pulisce per benino e poi … AAHM! Se lo ingoia in un solo boccone! Mio nonno diceva che la morale c’è, ma che bisogna trovarsela da soli…”
“L’uccellino, il coyote, la margherita, a me queste storie di m***a mi fanno scoppiare la testa…”
“Tu credi ancora alle favole, vero?”
“Eccome…”
Nel finale, la rivelazione:“A proposito, ho anche trovato la morale della storiella che raccontava tuo nonno, sì, quella dell’uccellino che la vacca aveva coperto di m***a per farlo stare caldo e poi tirato fuori e mangiato dal coyote: è la morale dei tempi nuovi, non tutti quelli che ti buttano della m***a addosso lo fanno per farti del male, non tutti quelli che ti tirano fuori dalla m***a lo fanno per farti del bene. Ma, soprattutto, quando sei nella m***a fino al collo, sta’ zitto!”
Dialogo tra Nessuno (Terence Hill), un vecchietto e Jack Beauregard (Henry Fonda), a cui si deve la spiegazione della favola, dal film Il mio nome è Nessuno, 1973, Tonino Valerii (da un’idea di Sergio Leone).