Il senso di napolitano per l'oligarchia

Creato il 11 febbraio 2014 da Bernardrieux @pierrebarilli1

Letta non ha fatto nulla di incisivo, utile, strategicamente sensato per rilanciare l’economia. Serviva un taglio radicale ai confini dello Stato, ha fatto esattamente il contrario: estendere ulteriormente quel confine, aumentando il volume di affari gestito più o meno direttamente dal potere pubblico. Una re-start-up statale con il baricentro nella Cassa Depositi e Prestiti.
Il bilancio 2012 della CDP, l’ultimo disponibile online, indica per l’appunto una crescita del denaro raccolto e reinvestito nelle attività controllate dalla Cassa per conto dello Stato. La CDP è una cosa opaca, difficile da capire. Quali mansioni, cosa governa, in nome di cosa, rendicontando a chi?
In CDP è arrivata anche la mancetta di 500 milioni del Fondo sovrano del Kuwait. Che ci farà la Cassa? Su quale progetto li investirà? Sventolerà alle costituency di Squinzi e Camusso il profumo delle brioches? Boh. Bene, immaginiamo un po’ cosa potrà mai rivelarsi il mirabolante piano per l’occupazione giovanile di cui il Premier ha parlato da Sochi: soldi pubblici dispensati così, a buon rendere.
Della capacità della CDP di rendere produttive le risorse pubbliche non abbiamo nessuna prova, mentre ne abbiamo a iosa del fallimento delle iniziative economiche gestite dallo Stato nelle sue molteplici, burocratico-oligarchiche e mai trasparenti articolazioni.
Un’impresa di Stato naturalmente ci può anche guadagnare. Il fatto è che i proventi delle attività economiche pubbliche non sono – ontologicamente – utili di impresa, ma margini di discrezionalità politica. Il business model dello stato italiano è niente concorrenza e aumenti di capitale coatti. Lo Stato non è un’azienda che, se mal gestita, corre il rischio di fallire. Se gli serve aumentare il capitale sociale, lo Stato aumenta l’imposizione fiscale senza chiedere il consenso preventivo all’assemblea dei soci, i contribuenti.
Le entrate dell’azienda Stato però derivano anche dagli utili delle attività monopolistiche in mano allo Stato stesso – le Poste, per dire, sono la cassa continua della CDP.
I soldi della CDP è Letta che decide come spenderli, a chi darli, su quali sistemi produttivi puntarli; se darli a Confindustria per chetare Squinzi, o scontare invece tasse e burocrazia sulle Pmi. Ma Letta, le Pmi, né le capisce né le teme. Teme più Confindustria, i Sindacati – perché la loro logica è la sua logica, e quella logica non è l’economia, è il potere, gli assetti dell’establishment: è la logica di Napolitano, dispensatore non proprio illuminato di governi non eletti: è la costruzione del potere attraverso la retorica della magnanimità, il paternalismo del bene comune che non spiega mai, in maniera chiara, cosa sia comune a chi. Non può spiegarlo, d’altronde.
Letta ha aumentato e complicato le tasse pur di non scalfire le dinamiche di una spesa pubblica che premia solo gli apparati. Ha confidato sulla impenetrabilità della burocrazia per stordire cittadini ormai dopati di abusi castali e non far capire loro cosa ci fosse dietro il marchettume decretizio del suo governo di nominati.
Letta questo l’ha fatto in piena coscienza. Non merita una nuova chance. Non merita nemmeno di essere risparmiato. Va anzi lasciato al suo posto. Perire per ripartire. È la via masochistica alla rigenerazione. La strada oligarchico-elitaria di Napolitano d’altronde è evidente non avvicinarci granché alla soluzione.@kuliscioff- See more at: http://www.thefrontpage.it/2014/02/10/napolitano-letta-oligarchia-cdp/#sthash.n8hv9URw.dpufhttp://feeds.feedburner.com/BlogFidentino-CronacheMarziane

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