Nella provincia del Sindh, il distretto di Dadu fu devastato da questo fenomeno tanto che delle strade sterrate delle campagne di Shah rimasero solo flebili strisce di terra in mezzo ai campi ricolmi di acqua.
Questa provincia ha antiche origini ed il suo nome in sanscrito Sindhu significa “mare” o “ oceano” proprio perché il Grande Fiume Indo ne attraversa tutta la parte occidentale. Le leggende Indo-Arabe narrano che Indo il fiume sgorgasse dalla bocca di un leone, Sinh-ka-bab e da qui prese il nome di Sindh.
Durante le abbondanti piogge, come se l’antico leone si fosse risvegliato e spalancato la bocca, le acque si gonfiarono a dismisura e tutti fuggirono per evitare di essere travolti dagli impetuosi ruscelli di acqua e fango che riempivano le terre coltivate.
Uomini e animali in fuga attesero che i monsoni si attenuassero e poi ritornarono alle proprie terre, ma qualcosa era cambiato!
Le nuove improvvisate colonie si ritrovarono ammassate sugli alberi, impossibilitate a scendere per via delle acque abbondanti che non si ritiravano, fecero fronte comune e tessero le loro tele, insieme, in un’unica enorme trama.
Avvolsero gli alberi, loro nuova casa, in un gigantesco bozzolo.
Impossibile per gli insetti dello Shah non trovare la morte in queste fini trappole, e ammirate con curiosità dagli uomini della zona.
Neanche la memoria degli anziani dei villaggi ricorda del Sentiero dei Nidi di Ragno, forse nelle antiche leggende Sindhi o forse ne è nata una nuova
Se seguite i sentieri delle terre dello Shah, nel distretto di Dadu nel lontano Pakistan troverete la vita che ha vinto sulla morte con l’ingegno, la cooperazione e la forza di volontà di un piccolo insignificante ragno!
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Liberamente ispirato da un articolo Vanity Fair numero 14 del 6 aprile 2011.
Foto scattate il 7 dicembre 2010. REUTERS / Dipartimento per lo sviluppo internazionale / Russell Watkins.
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