Guo Jingming è nato in Cina nel 1983.
I suoi libri sono molto popolari tra i giovani cinesi, e nel 2005 si è aggiudicato il titolo di secondo scrittore più venduto in Cina. Oggi è diventato il numero uno ed è uno degli uomini più ricchi del Paese. Tra prosa, interventi su riviste letterarie e romanzi, ha alle spalle ben ventuno pubblicazioni, che hanno venduto oltre 10 milioni di copie. Nell’estate del 2010 Guo Jingming ha presentato al pubblico il suo nuovo romanzo fantasy, ”Il Sigillo del Cavaliere“, primo di una trilogia. Soltanto la prima edizione contava ben 2 milioni di copie, che sono state vendute nel giro di una settimana.
Sito dell’Autore: http://blog.sina.com.cn/guojingming (il blog è in cinese)
Saga dei Cavalieri Reali :
1. Il Sigillo del Cavaliere, 2012
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Autore: Guo Jingming
Serie: Cavalieri Reali 1
Edito da: Fanucci editore. Collana “Collezione Immaginario Fantasy”
Prezzo: 9,90 €
Genere: Fantasy, Young Adult
Pagine: 332 p.
Voto:
Trama: L’Impero Occidentale di Aslan fa parte del leggendario continente di Aoting, un mondo intriso di psicoarti dove energia e forza sono nelle mani di sette Cavalieri Reali, maestri di altissimo livello i cui poteri appartengono alle più alte sfere dei quattro elementi. Il giovane Qiling non conosce nulla di questo mondo, ma si ritrova di punto in bianco a essere nominato discepolo del Cavaliere Reale di Settimo Grado, e comincia così a seguire Polvere d’Argento in tutte le sue avventure. Inizialmente spaventato dalla sua psicofiera, Dente della Pallida Neve, un leone alato color argento, Qiling imparerà poi ad amarlo e a vivere in simbiosi con lui, come ogni Cavaliere fa con la propria psicofiera, perché sarà proprio lui a salvarlo dalle situazioni più pericolose. A poco a poco, Qiling imparerà a conoscere i segreti di quel mondo a cui tanto anelava ma che gli era estraneo, affrontando mille traversie e combattimenti agghiaccianti. Riuscirà con la sua indole pura a far fronte da solo a un mondo efferato, e a trovare dentro di sé la forza necessaria per poter prendere le redini di Cavaliere di Settimo Grado?
Recensionedi molly68
Quando ho avuto questo libro (la cui copertina è molto accattivante) tra le mani, ero davvero molto curiosa di capire cosa potesse averlo reso un “caso editoriale”. Mi sono bastate poche pagine per rendermi conto che le aspettative erano probabilmente troppo alte. Sicuramente a mio sfavore gioca il fatto di avere una sovrastruttura di letture fantasy molto classiche e di stampo fortemente occidentale. Confesso che mi piacciono molto manga, anime e la cinematografia orientale, dal grande Kurosawa al visionario Ang Lee, al melodrammatico Yimou Zhang, ma trovare un pot-pourri di tutto questo all’interno di un romanzo mi ha un po’ destabilizzata.
Troppo diverso da ciò che ho sempre letto per piacermi al primo colpo, anche se non escludo che una rilettura, magari dopo averlo fatto “decantare”, non possa modificare parte le mie prime impressioni.
Veniamo al romanzo.
La storia, molto articolata, narra di un ragazzo, Qiling, normalissimo all’apparenza, ma in realtà dotato di straordinari poteri, e del suo addestramento sotto la guida di uno dei sette Cavalieri Reali, il potente Polvere d’Argento. Attraverso gli occhi stupiti e affascinati del giovane discepolo, scopriamo un mondo complesso e crudele in cui magia e antiche leggende la fanno da padrone. Semplice, no?
Invece subito sorgono una serie di problemi. Innanzitutto, per entrare nel vivo della storia occorre assimilare il registro narrativo, un tantino diverso da quello dei fantasy occidentali.
Chi conosce anime e manga ha sicuramente un’idea chiara di quello che intendo.
In secondo luogo, “Il Sigillo del Cavaliere“ ha una prosa a volte ridondante, piena del gusto tutto orientale per il melodramma e l’esagerazione. Per tutto il libro si ha la sensazione di assistere alla proiezione di un film di cappa e spada cinese (il cosiddetto wuxiapian), tipo “La foresta dei pugnali volanti“ o “La tigre e il dragone”, in cui i colori, le atmosfere, le azioni dei personaggi sono cariche all’eccesso.
Molte scene sono crudeli, violente e sembrano appartenere a un videogioco più che a un romanzo. La storia stessa sembra saltare fuori da una Playstation: conquistare una psicofiera significa acquisire esperienza e potere, un po’ come quando il personaggio di un videogame si evolve nel corso della partita. Un altro problema che salta all’occhio è che spesso i dialoghi sono strumentali e vengono usati per fornire spiegazioni al lettore, diventando perciò noiosi. Tutto, infine, è molto “psico”: psicoarmi, psicofiere, psicoarti, psicomaghi e chi più ne ha, più ne metta.
Questo non significa che il testo sia privo di lati positivi: lo stile narrativo è tutto sommato godibile (quando l’autore non si crogiola nelle complicate e talvolta improbabili descrizioni di psico-fiere e ammazzamenti vari), evocativo soprattutto nella scelta dei nomi (Ossocrisalide, Tessisogni, Sorgente di Loto), l’ambientazione è accurata, i personaggi sono ben delineati.
Diciamo che trovo un po’ esagerata la fama di “idolo pop” attribuita all’autore dal New York Times (vedi quarta di copertina).
Guo Jingming ha indubbiamente delle capacità interessanti, ma il “caso editoriale” me lo spiego più come un fenomeno legato all’avanzare della novità Cina che alla reale consistenza del romanzo.
Senza essere polemica, vorrei far notare che vendere due milioni di copie in uno Stato che conta qualche miliardo di abitanti è come vendere qualche migliaio di copie dalle nostre parti. Nulla di eccezionale, dunque.
Questo romanzo, tra l’altro, è solo il primo di una trilogia e lascia un finale non aperto, ma spalancato, visto che il libro si conclude nel bel mezzo di una scena con la parola “continua”, proprio come la puntata di un anime che sfuma nella sigla di coda mostrando l’ideogramma つづく (Tsuzuku, ovvero “to be continued”).
Attendo dunque la seconda puntata della saga per approfondire la conoscenza di questo autore così apprezzato nel suo immenso paese e provare a comprendere meglio il suo psicomondo.