Il signor Billionaire: il lato non raccontabile di una testa calda di Cuneo che approda al jet set internazionale

Creato il 12 gennaio 2011 da Antonellabeccaria

Le cronache mondane, quelle sportive e talvolta anche quelle giudiziarie tendono a cristallizzare un personaggio nell’istante in cui viene raccontato: lo yatch, l’aereo privato, le scuderie di un gran premio di Formula Uno, il pancione della giovanissima e bellissima compagna in attesa dell’erede. Flavio Briatore, per la maggior parte dei giornali, è sempre stato Flavio Briatore, con i club per ultra-vip sulle coste della Sardegna, il costante trasudamento di denaro anche nelle istantanee che lo ritraggono nelle mise più sgarruppate, gli scandali e scandaletti a suon di favori sessuali e spionaggio industriale in cui ogni tanto lui e il suo entourage sono inciampati.

Ma anche dietro Flavio Briatore c’è un passato non così limpido. Tre giovani giornalisti, già fattisi conoscere per il libro-intervista Piazza Fontana. Noi sapevamo al generale del Sid Gianandelio Maletti, quel passato lo hanno raccontato nel libro Il signor Billionaire. Ascesa, segreti, misteri e ‘coincidenze’ (Aliberti Editore). Avvalendosi dei vecchi e rodati strumenti del mestiere, Andrea Sceresini, Maria Elena Scandaliato e Nicola Palma sono andati a scavare dall’inizio, da dove tutto cominciò. Era la Cuneo degli anni Settanta, dove il “Tribüla”, soprannome di un giovane e iroso Briatore, inizia la sua carriera tra assicurazioni, locali pubblici e acerbe attività imprenditoriali che finiscono male. Ci sono i soci di quegli anni, come Attilio Dutto, morto ammazzato il 21 marzo 1979 dalla sua auto che salta per aria. Un attentato a cui Flavio scampa per il proverbiale miracolo, un ritardo di un quarto d’ora.

Ma ci sono i contatti anche con futuri indagati per fatti di mafia, c’è il gioco d’azzardo che diventa una professione, una specie di “butta dentro” ai tempi in cui Briatore si dava da fare per trovare clienti per i casinò e intascarsi la sua fetta sulle perdite degli sventurati (tra cui il suo stesso socio e amico Dutto). E poi c’è un altro socio in affari, Lorenzo Streri, che sparisce nel nulla e altrettanto nel nulla spariscono i suoi averi mobili, pari a una quindicina di miliardi scomparsi insieme ai trenta già spariti dopo l’auto saltata per aria.
All’uscita del libro, c’è chi ha raccontato di sodali di Briatore che si precipitavano nelle librerie per fare incetta del volume togliendolo così dagli scaffali dopo essere passati alla cassa. Vero o falso che sia, l’episodio rende l’idea di un mondo in cui è opportuno non chiedere. O, più correttamente, è strategico non rispondere, dato che il protagonista del “Signor Billionaire” ha preferito evitare l’intervista che gli autori gli avevano proposto. Meglio non parlare, dunque, della fuga alle Isole Vergini negli anni Ottanta dopo che un’indagine aveva portato a indagare sul passato dell’ex enfant prodige dell’imprenditoria italiana. E nemmeno deve essere sembrato opportuno parlare della ex moglie, la modella Marcy Schlobohm, il cui vincolo matrimoniale sarebbe stato molto più valido di quanto Briatore non abbia mai ammesso. O delle potente amicizie bipartisan nel mondo dell’alta finanza tricolore, come quelle con la famiglia Benetton e Berlusconi.

Il signor Billionaire. Ascesa, segreti, misteri e ‘coincidenze’
Andrea Sceresini, Maria Elena Scandaliato e Nicola Palma
Collana Yahoopolis, Aliberti Editore
ISBN 9788874246519
365 pagine, € 17

(Questo articolo è stato pubblicato sul numero di gennaio 2011 del mensile La voce delle voci)


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