ispirato a "La storia di Faccia" di GIPI
Testo:
Inchiodato lì in quell’angolo di me stesso
sono davanti al buco nero di una pistola,
un vigilante mi abbaia tutta la sua solitudine
e vorrebbe la mia testa di cazzo disintegrata.
Forse morirò oggi, oddio cosa si prova?
La paura mette radici alla mia fiera incoscienza;
due vetri rotti dalla mia giovane noia,
il mio silenzio accompagna lo squallore del mio viso.
RIT. Ma arriva il signor Faccia
mi dice: “Guardami, non puoi scordarti di me.
Il mio seme nel tuo destino ti dilata le pupille,
perché ti sforzi?
Tanto tu non sei come noi.
Tanto tu non sei come noi”.
Con i polmoni tutti neri tornavamo dalle gallerie
si correva tutti lanciati contro il mondo.
“Ma perché fare il poeta, tanto è tutto tempo perso”
e le scimmie urlavano da tempo il mio disprezzo.
Il vigilante s’è svegliato, il vigilante s’è vestito
il vigilante sta scendendo, il vigilante ci sta ammazzando;
con i miei amici così sbiancati nella notte
a cagare la quintessenza della nostra poca malvagità.
RIT. .........
Ed è così che il signor Faccia spaccò la testa al vigilante
lo spedì in un bel buco d’ospedale
finché negli anni un infarto si portò via
il nostro salvatore,
il mio salvatore.
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