Il signor G, dieci anni dopo

Creato il 01 gennaio 2013 da Davideciaccia @FailCaffe

1° gennaio, vi sarete appena svegliati, magari con un bel mal di testa, di quelli che impongono un oki per colazione, e, magari, non avete visto il doodle che  Big G. ha inserito sulla vostra homepage.

Poco male, il doodle, oggi, lo decidiamo qui a FailCaffè, ed ha la sagoma alta e dinoccolata di Giorgio Gaber, di cui oggi ricorre il decennale della morte.

Gaber è stato sicuramente uno degli autori che più ho ascoltato ed apprezzato (ricordo ancora i pomeriggi passati ad ascoltare gli album doppi in abbinamento al Corriere della Sera!) per il suo essere qualcosa in più che un cantautore, qualcosa in più di un attore, e qualcosa in più di un intellettuale; per il saper leggere perfettamente il suo tempo, ed anche il futuro; per il suo giudizio cinico e la capacità di metterlo da parte, il cinismo, quando serviva; per essere terribilmente serio ed incazzato, e, poi, far ridere con un testo scanzonato o, semplicemente, un’espressione facciale.

Ma, d’altronde, non serve che io stia qui a fare il suo panegirico, davvero non ce n’è bisogno!

Perché, nella maniera forse più banale, o forse semplicemente più giusta, su questo blog, lo ricordiamo con dieci delle sue canzoni, quelle che ci piacciono di più.

Barbera e champagne: L’ inno dei bar di periferia dove si beve fino al mattino, porti di mare per marinai(e capitani) dai cuori infranti. Canzone della terra di nessuno e del cin cin tra il disoccupato e l’incravattato, per dimenticare in compagnia.

https://www.youtube.com/watch?v=iwsP-CP5aMQ

Un’idea: Il signor G., in carriera, non le ha mai mandate a dire, anzi! In questa canzone attacca le ideologia (qualche decina di anni fa, non ora, che siamo buoni tutti!), e in un colpo solo se la prende con antirazzisti, libertini, femministe, sessantottini.

https://www.youtube.com/watch?v=zTZIFY7GGFA

Far finta di essere sani: “Far finta di essere insieme a una donna normale, che riesce anche ad esser fedele comprando sottane, collane, creme per mani… far finta di essere sani”.

https://www.youtube.com/watch?v=hmQHm4nnYL4

Il conformista: Con amara ironia, a fine carriera Gaber sferza la malattia più diffusa sulla faccia della terra. Ho sempre catalogato questa canzone tra gli inviti più efficaci a pensare con la propria testa.

https://www.youtube.com/watch?v=Lwcb9PX91m0

Io se fossi Dio (versione non censurata): Qui, il politicamente corretto, semplicemente se ne va a fanculo; ciò che emerge è rabbia, pura, per quindici, intensissimi minuti. Uno sguardo impietoso su politica e società italiane.

https://www.youtube.com/watch?v=S3Fn7C7awqw

Non insegnate ai bambini: Ho sempre pensato che, quando avrò un figlio (spero tra un numero congruo di anni, almeno un’altra decina, insomma), la sua playlist sarà essenzialmente composta da due canzoni: Girotondo di De André, e questa qui.

https://www.youtube.com/watch?v=IVnPotcVkFQ

La masturbazione: Il titolo non lascia molto da spiegare, c’è solo da chiudere gli occhi ed immaginare le scene!

https://www.youtube.com/watch?v=XxyKnC4E1X8

Donne credetemi: Quando il genio del signor G. incontra quello di Ovidio, anche le posizioni da assumere al letto diventano un capolavoro!

https://www.youtube.com/watch?v=iY6W49V52_o

Qualcuno era comunista: Nel monologo più famoso di tutto il teatro canzone, Gaber fa i conti con la grande illusione collettiva del comunismo, con leggerezza ed ironia elenca i motivi, per cui, come un popolo intero, si è fatto affascinare e conquistare dalla causa. Nei primi minuti viene fuori anche la sua capacità di attore.

https://www.youtube.com/watch?v=emoFu3iejiQ

Preghiera: E’ Gaber, in questi due minuti abbondanti, a dire a Dio da che parte stare; gettando lo sguardo intorno a sé, forse, gli era venuto il dubbio che anche il principale lo avesse dimenticato!

https://www.youtube.com/watch?v=3z0EGwDtt8c

Ciao G.!


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