La trama (con parole mie): la sconfitta di Saruman per mano degli eserciti elfici e di Rohan ha allertato Sauron, che ora progetta di sfogare la sua ira radendo al suolo la città di Minas Tirith, capitale del regno di Gondor. Così, mentre Frodo e Sam viaggiano con Gollum oltre i confini di Mordor senza sapere che la creatura medita vendetta contro di loro, Gandalf e Pipino lottano affinchè Denethor, padre di Boromir e Faramir, rinsavisca dal suo delirio e si prodighi per proteggere la sua città.Intanto Aragorn, Legolas e Ghimli prendono la via che li porterà ad incontrare un esercito molto particolare, quello dei fantasmi maledetti millenni prima da Isildur e che potrebbe diventare una pedina fondamentale nello scontro con le legioni di Sauron: l'unico cui obbediranno, però, sarà il Re di Gondor, dunque l'uomo conosciuto come il ramingo Gran Passo dovrà mettere da parte i suoi timori ed occupare il ruolo che gli compete, quello di sovrano e simbolo del riscatto della razza umana.Riusciranno Frodo e Sam ad oltrepassare i territori dominati da Sauron e distruggere l'anello nel calderone del Monte Fato? Minas Tirith reggerà gli attacchi dell'Oscuro Signore? Riuscirà qualcuno a sconfiggere il capo dei Nazcul, colui il quale "nessun uomo vivente può uccidere"?La Terra di mezzo tornerà ad essere libera e governata dalla pace o Sauron avrà ragione ed il Male dominerà il mondo?
Ricordo bene l'anno in cui Il ritorno del re sbancò l'Academy riuscendo addirittura nell'impresa di eguagliare il record di statuette di Ben Hur e Titanic: lo ricordo bene perchè la cosa non mi piacque affatto.
Questo perchè quello stesso anno, in concorso per le statuette di Miglior film e Miglior regia c'erano Clint Eastwood con il suo Mystic river, che non avrei neppure lontanamente paragonato al kolossal firmato da Peter Jackson che aveva illuminato gli occhi del pubblico di tutto il mondo, perfino i non appassionati di fantasy e di Tolkien.
Fortunatamente, questo vecchio cowboy viene colto di tanto in tanto da una qualche manifestazione di saggezza che gli permette di essere critico anche rispetto alle sue stesse prese di posizione: sono passati quasi dieci anni, ormai, e pur continuando a considerare il thriller di Eastwood un assoluto Capolavoro, credo sia stato più che giusto da parte dell'Academy dare un riconoscimento così importante a quella che è stata una vera e propria impresa che resta unica nel mondo della settima arte.
Un'impresa fisica, oltre che artistica, che difficilmente potrà essere superata: Il Signore degli anelli è e resta qualcosa di clamoroso, coinvolgente, magico nel vero e più profondo senso del Cinema, espressione dello stupore e della meraviglia, portatore di quella scintilla che ha reso così grande il brivido della macchina da presa e del proiettore.
Il Signore degli anelli ha raccolto l'eredità della prima trilogia di Star Wars trasformandola in qualcosa di ancora più grande - e attenzione: da fan della saga firmata Lucas, la sto sparando così grossa che Dante e soprattutto Randall mi odieranno a vita -, riuscendo ad andare oltre - e non parlo di Oscar vinti, o riconoscimenti - diventando il nuovo punto di riferimento rispetto a tutto il pubblico che pensi ad una "trilogia".
E Il ritorno del re è la traduzione in immagini ed emozioni di tutto questo: quattro ore - e di nuovo parlo della versione estesa, splendida nel caso di questo capitolo conclusivo soprattutto nella prima parte, con intere sequenze eliminate da quella cinematografica, vedasi il destino di Saruman e Vermilinguo - così intense che scivolano via senza colpo ferire e gettano all'interno dell'azione qualsiasi spettatore, travolto dagli eventi legati ad una lotta che si consuma su più fronti e pesca da un immaginario che trova riferimenti non soltanto nel romanzo di Tolkien ma anche nella Pittura, nella Musica, nel Cinema stesso.
Dunque assistiamo all'ascesa del Monte Fato da parte di Frodo e Sam, oggetto delle prese per il culo di molti degli spettatori più "duri" - sottoscritto compreso -, in grado di dare una nuova dimensione al concetto di outsiders e di impresa eroica, una specie di Goonies all'ennesima potenza - e considerata la presenza di Sean Astin, la cosa ci sta, eccome -.
Osserviamo l'Aragorn che pareva preso dalla strada de La compagnia dell'anello assumere anche fisicamente le sembianze ed il piglio di un re, spinto dall'amore di Arwen - bellissimi e profondamente poetici i passaggi legati alle visioni dell'elfa che ha rinunciato all'immortalità per l'amore dell'umano - e dal sostegno dei suoi fedeli compagni Ghimli e Legolas.
Seguiamo Pipino e Merry nelle loro imprese da "outsiders tra gli outsiders", il primo impegnato nella difesa di Minas Tirith - bellissimo il montaggio incrociato che vede alternarsi il sacrificio di Faramir e dei suoi uomini ed il banchetto di Denethor -, il secondo sul campo di battaglia accanto ad Eowyn.
Assistiamo al riscatto di coloro che dimorano nella montagna e all'adempimento di una promessa che vale la pace e al clamore degli scudi di Rohan e della sua cavalleria, pronta a battersi fino all'ultimo uomo e a viso aperto con le legioni di Sauron.
Senza contare Gollum, pronto a rischiare tutto - dalla manipolazione alla forza della mostruosa Shelob - pur di tornare in possesso del suo "tessssoro", e che di nuovo si rivelerà decisivo per i destini di tutti gli abitanti della Terra di mezzo almeno quanto gli hobbit che hanno preso a carico la missione di distruggere l'unico anello.
E poi ci sono quei "ventisette" finali - criticati quanto il rapporto tra Frodo e Sam, anche questi da me compreso -, che ad ogni visione assumono uno spessore sempre maggiore, e con la sequenza dedicata alla partenza dell'ultima nave degli elfi per quello che è il loro "Paradiso" raggiungono vette di commozione che non ci si potrebbe aspettare da un prodotto a largo consumo come questo.
"Non vi dirò non piangete, perchè non tutte le lacrime sono un male", afferma Gandalf.
Questo perchè anche le più grandi storie devono concludersi, ma questo non deve necessariamente significare che non possano averci dato tanto, tutto, ed anche di più.
"Ci sarà l'ora dei lupi e degli scudi frantumati quando l'era degli uomini arriverà al crollo, ma non è questo il giorno!", grida Aragorn di fronte al nero cancello di Mordor.
E ci sarà anche l'ora in cui la settima arte non riuscirà più ad arrivare al cuore e far spalancare occhi e bocche per gridare al miracolo, e tutto sarà piatto, e noioso, e triste.
Ma non è questo il giorno.
E non lo sarà finchè continueremo a ricordare - e celebrare - opere gigantesche come Il Signore degli anelli.
MrFord
"You see, I own this town
you best not come around
if you wanna get by, then cool it down
if you wanna start something, know one thing:
I'm King.
If you wanna mess around like that,
that's just how it is
if you wanna get by then mind your biz,
if you wanna start something, know one thing:
I'm King."Weezer - "King" -
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