Il signore del male

Creato il 12 agosto 2014 da Theobsidianmirror
Questo non è un sogno. Non è un sogno. Noi usiamo il sistema elettrico del tuo cervello come una ricevente. Non possiamo trasmettere attraverso interferenze consce. Tu ricevi questo messaggio come se fosse un sogno. Noi trasmettiamo dall'anno uno nove nove nove. Ricevi questo messaggio perché tu possa modificare gli eventi che vedrai. La nostra tecnologia è conosciuta da coloro che hanno delle trasmittenti abbastanza potenti da raggiungere il tuo stato conscio e la tua consapevolezza. Ma questo non è un sogno. Tu vedi quello che succede realmente.

Come possono coesistere due argomenti così lontani tra loro come la religione cattolica e la fisica quantistica? Come si può parlare di creazione, di avvento messianico, di apocalisse e cercare di spiegare il tutto attraverso lo studio dei fenomeni connessi con le energie atomiche e subatomiche e comunicando i risultati per mezzo di particelle superluminali? Tutto e niente, mi verrebbe da rispondere così, di primo acchito. E se poi aggiungessimo alla nostra ricetta un po’ del grandioso immaginario legato allo specchio, quell’oggetto così sinistramente radicato nel folklore e nella mitologia di tutto il mondo, ecco che otterremmo “Il signore del male”!
Prima o poi doveva pur accadere che questo blog dedicasse un po’ del suo spazio al principe delle tenebre. Ma non a un “qualsiasi” principe delle tenebre: il “Prince of Darkness” di cui si parla oggi è l’omonimo film ideato e realizzato sul finire degli anni Ottanta da quel vecchio volpone di John Carpenter. Quel “doveva pur accadere” è molto di più che una frase buttata lì a caso: sono anni che rifletto sull’opportunità di scrivere un mio articolo su “Il signore del male”. Addirittura fantasticavo di scriverne ancora prima di aprire il blog. Non l’ho mai fatto finora solo perché non volevo rischiare di scrivere qualcosa che non fosse più che perfetto, per cui ho rimandato e poi ancora rimandato. Fino a oggi.
Con questo non voglio dire che l’articolo di oggi sarà perfetto (non sono così presuntuoso), ma credo che i tempi siano ormai maturi, il blog è ormai maturotto pure lui, per cui… adesso o mai più. E non importa se siamo a ferragosto e se a leggere verranno in quattro gatti.
Ricordo che vidi questo film addirittura al cinema, ai tempi della sua uscita. Da allora ne sono totalmente dipendente. L’ho rivisto per la centesima volta ieri sera, con la scusa di dover scrivere questo articolo, e stasera sarei già pronto a rivederlo. Non smetterei mai. OK, lo so, sembra infantile, ma se mi chiedessero di portare con me su un’isola deserta una sola pellicola, non avrei dubbi: mi porterei “Il signore del male”, come già scrissi molto tempo fa commentando l’articolo di una collega blogger. Perciò, perdonatemi se non sono propenso, oggi, ad abbracciare del tutto lo spirito goliardico dell’iniziativa sulla “Notte Horror”: per me questo film è cosa seria, serissima.
La tensione inizia già dai titoli di testa, grazie alla sontuosa colonna sonora scritta, tra l’altro, dallo stesso John Carpenter. Una tensione che prosegue immutata per un’ora e mezza. Non ricordo un altro film che non conceda, come questo, nemmeno un attimo di tregua dal primo all’ultimo fotogramma. Sarà il soundtrack, saranno i temi trattati, sarà la regia o la fotografia, ma c’è qualcosa di impalpabile che provoca nello spettatore un senso di “appartenenza” difficilmente classificabile. I temi che vengono affrontati, dicevo, sono tutti decisamente interessanti: la lotta tra il bene e il male, il mondo misterioso oltre lo specchio, l’intersecarsi di spazio e tempo, le bugie della chiesa ma, soprattutto, la sovrapposizione di scienza e religione. I personaggi non sono mai banali. In un’epoca storica in cui si infarcivano i film di adolescenti idioti pronti a farsi massacrare nelle maniere più stupide, qui abbiamo un gruppo di studenti universitari forse meno belli, ma decisamente più attraenti.
Su Donald Pleasence non serve spendere troppe parole: in questo film, nella parte di Padre Loomis (chiaro omaggio al dottor Loomis, personaggio da lui stesso interpretato in un altro grande capolavoro carpenteriano) appare in uno dei momenti più alti della sua carriera. L’attore sinoamericano Victor Wong, che in quei mesi girava anche “L’ultimo imperatore” di Bertolucci, appare in gran forma e contribuisce in maniera decisiva a creare le particolari atmosfere che si respirano nella chiesa dove sono custoditi i segreti della dimenticata “Confraternita del Sonno”. La rockstar Alice Cooper, sebbene presente in poche scene, stupisce il mondo intero per la sua efficacia (dopo il disastro di “Monster Dog”, due anni prima). La meravigliosa e inquietante (e ahimè prematuramente scomparsa) Lisa Blount, che già fece innamorare mezzo mondo nella parte della biondina malvagia di “Ufficiale e gentiluomo”, si eleva a protagonista indiscussa di questo “Prince of Darkness”. Accanto a loro due protagonisti di telefilm celebri in quegli anni (Jameson Parker da “Simon & Simon” e, in una particina, Thomas Edward Bray da "Riptide") e, chissà, magari anche qualche altra faccia nota che ormai non sono più in grado di riconoscere. Un accurato incastro di ritratti che uniti formano una composizione che rasenta la perfezione, fino a quel finale sospeso, geniale, che suggerisce un possibile rivolversi ciclico degli eventi, in maniera quanto mai attinente al tema (credo che difficilmente Carpenter avrebbe potuto trovare un finale più calzante).
Parliamo di ciò che crediamo e di che insegnamenti possiamo trarne. Noi crediamo che la materia sia solida e il tempo costante. La materia ha una sostanza e il tempo una direzione. C’è materia nella carne, qui, e nella terra. Il vento è invisibile ma è una realtà. Il fumo, il fuoco, l'acqua, la luce, sono anch'essi materia. E così la pietra o il ferro sono tangibili. E cosa è il tempo se non una saetta? Guardatelo correre nel vostro orologi! Un secondo è un secondo per tutti. La causa precede l'effetto, la frutta marcisce, l'acqua scorre a valle. Noi nasciamo, cresciamo e moriamo. Il contrario non accade mai. Ma nulla di tutto ciò è vero! Lasciate credere agli altri che questa sia l'unica realtà, perché la nostra logica crolla a livello subatomico tra fantasmi e ombre.
Mi piacerebbe capirne molto di più di fisica quantistica. Davvero. Ve lo giuro. Forse sarei in grado di trovare argomenti più interessanti, o quanto meno interpretazioni più convincenti, per commentare il lato scientifico de “Il signore del male”. Una cosa però posso dire con certezza. Ci sono più somiglianze tra la nostra religione e un certo tipo di fisica di quante non siano le differenze. È tutta una questione di fede. Nel senso che la scienza, così come la religione, è costretta, suo malgrado, ad accettare la presenza di fenomeni inspiegabili e che si pongono al di fuori di ogni logica. La fisica quantistica ci ha insegnato che nulla è come sembra e che il mondo non è affatto così come lo abbiamo sempre disegnato. È al contrario costituito da relazioni e da comportamenti spesso in contrasto con le cosiddette “leggi della natura” e, ancora oggi, troviamo grandi difficoltà ad abbandonare strade ormai così pedissequamente calpestate.
Da coloro che insistono con la teoria che i buoni saranno premiati e i cattivi puniti, agli scienziati del 1930 che elaborarono con loro orrore una teoria che dice che non tutto può essere dimostrato, noi abbiamo cercato di mettere ordine nell'universo. Ma abbiamo scoperto una cosa molto sorprendente. Anche se esiste un ordine nell'universo, non è affatto quello che noi avevamo in mente!
Pensiamo per esempio ai tachioni, quelle immaginarie particelle che si dice vivano in un universo oltre il limite stabilito (da Einstein) della velocità della luce. Un concetto, quello dei tachioni, che si potrebbe spiegare nel campo dei numeri immaginari (vi hanno mai parlato a scuola della radice quadrata di un numero negativo?), vale a dire sulla base di teorie puramente matematiche, ma che non trovano spazio nel mondo reale. Nel film di Carpenter (vedi citazione in apertura di articolo) un’entità cerca di comunicare con il presente inviando messaggi dal futuro, e lo fa utilizzando proprio i tachioni, la cui natura si basa su una teoria molto suggestiva: quella che, più ci si avvicinerebbe alla velocità della luce, più il tempo rallenterebbe fino a fermarsi e, con un simpatico gioco di equazioni, una volta superata la velocità della luce il tempo inizierebbe a scorrere alla rovescia. In generale siamo più o meno dalle parti del più noto dualismo “materia-antimateria”, già ampiamente riconosciuto dagli addetti ai lavori e addirittura dimostrato in laboratorio (particelle di antimateria, in microscopiche quantità, sono state prodotte negli acceleratori del CERN). Su queste basi, perché escludere la possibilità che se un “qualcosa” riuscisse mai a superare la velocità della luce potrebbe poi muoversi indietro nel tempo, dal futuro al passato? I tachioni hanno spesso stimolato l'immaginazione degli autori di fantascienza: in più di un’occasione vengono utilizzati come porta di accesso all’iperspazio (quel teorico spazio quadrimensionale dove tutto è più veloce della luce) e, anche se più raramente, per viaggiare all’indietro nel tempo.
Uno scienziato del futuro potrebbe calcolare il punto esatto occupato dalla Terra nello spazio del passato, avendo la traiettoria e la velocità, e mandare un segnale tachione in quel punto, trasmettendo via video informazioni all'indietro nel tempo, facendoci rivedere i suoi impulsi elettrici, stimolando il nostro inconscio. Potrebbe essere un avvertimento per farci vedere quello che succederà, una specie di visione a distanza del futuro, in modo che noi lo si possa cambiare.
Se il passo tra materia e antimateria, tra subluminale e superluminale, è presto fatto (perlomeno nell’immaginario letterario e cinematografico), altrettanto breve è il dualismo bene-male, luce-buio, bianco-nero, destra-sinistra, alto-basso. Ogni cosa ha il suo opposto, il suo contrario, l’immagine capovolta che appare in uno specchio. Ricordate quel mio vecchio post sui due possibili mondi gemelli, diametralmente opposti rispetto al sole e quindi invisibili l’uno all’altro? Ecco, possiamo partire da quella stessa idea.
Supponiamo che quello che dice la vostra fede, sia fondamentalmente giusto. Supponiamo che ci sia una mente universale che controlla ogni cosa. Che anche ogni particella sub-atomica obbedisca al volere di Dio. Ora, ogni particella ha un'anti-particella, la sua immagine riflessa, il suo negativo. Forse questa mente universale risiede nell'immagine dello specchio, invece che nel nostro universo come noi volevamo credere. Forse questa  mente è l'anti-Dio, e porta il buio invece della luce.
In un attimo ecco quindi che il dualismo bene-male (luce-buio) sembra assumere un significato diverso. Se nella fisica classica esistono dei “dogmi”, vale a dire quei principi riconosciuti e indiscutibili, a maggior ragione esistono anche nelle religioni. Ma se alla fisica classica abbiamo contrapposto la fisica quantistica, perché non osare fare lo stesso anche con materie meno scientifiche? Il passo non dovrebbe essere difficile, visto che non sono io certo il primo a parlare di Cristo e di Anticristo, no? Ma chi può stabilire cosa è bene e cosa e male? Cosa è buio e cosa e luce? Dopotutto bene, male, luce e buio sono solo delle parole che noi usiamo per identificare dei concetti. Ma se la nostra immagine riflessa nello specchio è esattamente uguale a noi (solo capovolta), chi può stabilire da quale parte dello specchio noi ci troviamo? E se fossimo noi a riflettere l’immagine di un mondo reale posto oltre lo specchio, anziché il contrario? E se quello che noi chiamiamo Dio fosse un anti-Dio? E se quello che abbiamo chiamato Cristo fosse stato in realtà l’Anticristo? Se fosse il male anziché il bene a risiedere da questa parte?
Questo è il messaggio che in buona sostanza ricevo dalla visione de “Il signore del male” di John Carpenter. Un film, come dicevo, eccezionale nei suoi contenuti, sebbene sia da molti additato come uno dei punti più bassi della filmografia del regista. Un giudizio a mio parere affrettato e dovuto più che altro al suo essere un prodotto “low-budget”, molto lontano dai canoni hollywoodiani (e che sia un low-budget è davvero evidente, limitandosi ad osservare gli effetti speciali a volte pietosi). Ho letto diverse recensioni in rete nel corso degli anni: metà di chi ne scrive lo considera un capolavoro, l’altra metà lo considera una porcheria. Non ho mai letto giudizi a metà strada e questo mi pare essere un punto decisamente singolare. Il “signore del male” lo si odia o lo si ama. Nessuna concessione a chi la pensa diversamente. Sarà forse un caso, ma il destino di questo film riflette quel principio di dualismo di cui tanto ho parlato in questo articolo.
"Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro; ma allora vedremo faccia a faccia; ora conosco in parte; ma allora conoscerò appieno, come anche sono stato appieno conosciuto." (Prima lettera ai Corinzi, 13:12)
Questo articolo su “Il signore del male” di John Carpenter è anche il mio personale contributo all’iniziativa “Notte Horror Blog Edition” che è iniziata il primo luglio scorso e si concluderà il nove settembre, coinvolgendo una ventina di bloggers appassionati di cinema. Già apparsi sotto questa etichetta i seguenti titoli: Dovevi essere morta, Mimic, Brivido, Vamp, Saw, The Mangler, L’insaziabile, La casa di Cristina, Sette note in nero, Amytiville Possession, L'ululato, La metà oscura e Creepshow 2. Il prossimo appuntamento è previsto per martedì prossimo su "Director's Cult" con la recensione di “Profondo Rosso”. Il programma completo di “Notte Horror Blog Edition” è consultabile nella colonna qui a destra oppure, visto che quel banner non rimarrà lì per sempre, nel post introduttivo.

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