Il termine "affabulatore" è quello che più si avvicina nel descrivere la prosa di Roger Zelazny.
Da sempre appassionato di mitologia, mediterranea e non solo, regala alla comunità di lettori di fantascienza, nel lontano 1967, un piccolo gioiello di inventiva, ricalcato sui testi sacri del folclore indiano.
La trama è semplice e scorrevole: un gruppo di coloni terrestri si stabilisce su questo pianeta molto simile alla Terra. Il loro livello di tecnologia è tale da poter reincarnare il proprio spirito in corpi costruiti geneticamente a tavolino, ottenendo in questo modo il segreto dell'immortalità.
I secoli passano e i coloni si sentono soli, perciò decidono di popolare il pianeta con i loro figli, ma per evitare il sovrappopolamento del pianeta e impedire che la loro discendenza possa giungere anch'essa all'immortalità si autoproclamano Dèi, cosi da poter controllare il "ciclo di rinascita" della popolazione.
Coloro che in vita hanno ben onorato gli dei e si sono resi utili alla comunità, possono reincarnarsi in un corpo nuovo privo di imperfezioni. Gli altri (la maggior parte) sono invece condannati a una vita breve e faticosa.
Tuttavia un membro dei coloni, Sam, si ribella un giorno a questo abuso nei confronti della neo-umanità e, rammentandosi la figura del Buddah, decide di assumere quel ruolo per opporsi alla casta dei suoi ex-compagni.
Questo libro è l'omaggio di uno studioso di folclore all'immaginario fantastico del Mahabaratah e della Baghavad-Gita in cui eroi combattono contro gli Dei e santi e peccatori si liberano delle proprie colpe espiando, pregando, combattendo in faide che durano secoli...se non intere Ere.
Un libro piccolo e speciale, scritto da un maestro del genere e che consiglio di leggere a tutti gli appassionati, non solo di fantascienza, ma del fantastico inteso nel suo senso più ampio.