La trama (con parole mie): la giovane recluta dell'FBI Clarisse Starling è aggregata alla squadra dell'unità comportamentale diretta da Jack Crawford in modo che possa instaurare un rapporto di complicità con il serial killer Hannibal Lecter, da otto anni rinchiuso in una struttura psichiatrica statale, e riuscire in questo modo ad ottenere dal "cannibale" un profilo per Buffalo Bill, psicopatico che terrorizza da mesi l'America rapendo e dunque uccidendo giovani donne particolarmente formose.
Il confronto tra l'aspirante agente ed il geniale, terribile ex-psichiatra segnerà le vite di entrambi, destinando la prima ad un confronto drammatico con lo stesso Buffalo Bill ed il secondo ad un clamoroso ed agghiacciante piano per tornare in libertà, pronto a vendicarsi di chi l'ha perseguitato durante la sua prigionia.
Di decennio in decennio, di epoca in epoca, nel nostro confronto di spettatori con la settima arte, capita di incontrare alcune pellicole destinate a segnare profondamente la cultura popolare anche al di fuori dei confini delle sale, fenomeni di costume che paiono nati per assurgere al ruolo di cult imprescindibili.
Nel 1991, partendo dai best sellers firmati da Thomas Harris - che avevano già ispirato il meraviglioso Manhunter firmato da Michael Mann a metà degli anni ottanta -, Jonathan Demme firma il suo Capolavoro regalando al pubblico Il silenzio degli innocenti, uno dei thriller più celebrati del Cinema, reso ancora più prezioso dalle interpretazioni indimenticabili di Jodie Foster - che pare aver trasformato e fatto evolvere il charachter di Sotto accusa - e Anthony Hopkins, che con il suo Hannibal Lecter segnò profondamente l'immaginario dell'audience con una performance destinata a fare epoca - e forse qualcosa in più -.
Eppure, Il silenzio degli innocenti è ben più di un thriller ad orologeria realizzato basandosi sui grandi esempi forniti dal Cinema USA anni settanta - Tutti gli uomini del Presidente di Pakula su tutti -: il confronto tra Clarisse Starling ed il terribile duo composto da Lecter e Buffalo Bill è il simbolo di uno spaccato dell'America oscura nascosta nelle tranquille cittadine di provincia e sotto i tappeti delle grandi città, la culla del disagio mentale e sociale che finisce per portare in superficie la violenza di predatori sessuali e non, e rende gli States la patria del serial killer come concetto, il ritratto delle miss del liceo mangiate - spesso letteralmente - da mostri ai margini della morale comune con i quali si arriva sempre e comunque a trattare nel momento in cui gli stessi mostrano di poter avere qualcosa da mettere sul piatto come merce di scambio.
Eppure, in questo banchetto di carne e sangue, ad uscire sconfitto finisce per essere il sistema, messo in ginocchio dal genio assoluto di Lecter - magistrale, e da brividi, la lunga sequenza della sua evasione, così come la prima visita ricevuta dal Dottore nella sua cella "speciale" - almeno quanto dal desiderio di giustizia di Clarisse, decisa a lottare affinchè gli agnelli che ancora piangono nella sua testa - e ogni volta, al racconto sull'episodio che segnò l'infanzia della recluta, corrono brividi lungo tutta la schiena - trovino la pace che meritano grazie alla guida del primo tra loro, lei stessa, sconvolta ancora bambina dalla morte del padre, unica figura di riferimento, nonchè agente di polizia.
"Non verrò a trovarti, Clarisse, il mondo è migliore se esiste una persona come te", sussurra Lecter al telefono alla sua antagonista, come se il Male bramasse, fosse dipendente, desiderasse - per parafrasare l'ex psichiatra assassino - il confronto con il Bene, o almeno con chi più lo rappresenta: in un certo senso, si potrebbe pensare che la ricerca di vittime da parte di un assassino seriale possa essere un estremo tentativo di confrontarsi con l'innocenza e quello stesso Bene, il bisogno, al contrario della giovane Starling, di sentire quasi sulla pelle le grida di quegli agnelli, affinchè il silenzio degli innocenti non renda troppo oscura e soffocante la loro convivenza con un Io terribile ed oscuro.
Ma per quanto si possa pensare, supporre, immaginare, non ci saranno mai risposte effettive, agli estremi che il mondo e la Natura ci portano a conoscere e provare: come racconta Herzog nel magnifico Grizzly man, negli occhi neri di un predatore non c'è un significato, una risposta, un perchè. C'è soltanto l'istinto di uccidere, le grida di quegli agnelli, il buio.
Lo stesso che squarcia Clarisse a colpi di pistola di fronte a Buffalo Bill, in uno dei passaggi più incredibili che il Cinema - non solo recente - abbia regalato al pubblico.
Un boato affinchè la luce tracci il suo percorso verso la salvezza.
Un boato affinchè cali il silenzio.
E gli innocenti possano riposare al sicuro dalle fauci dei predatori.
MrFord
"My innocent victims are slaughtered with wrath and despise,
the mocking religion of hatred that burns in the night.
I have no one, I'm bound to destroy all this greed,a voice inside me compelling to satisfy me."Iron Maiden - "Killers" -