Molti storcono il naso al solo sentire il nome di Dan Brown, ma nonostante tutto, a me non dispiace. I suoi romanzoni intricati e piuttosto assurdi riescono ad appassionarmi e mi tengono incollata fino all’ultimo. E’ stato così per “Il codice Da Vinci”, “Angeli e demoni”, “Crypto” e mi è di nuovo capitato con “Il simbolo perduto”.
E’ vero, Dan Brown scrive in modo molto semplice ed elementare, ma le trame sanno come coinvolgere il lettore grazie ad alcuni elementi presenti in ogni suo libro. Non mi interessa che molte situazioni siano del tutto inverosimili, perchè è uno scrittore che non mi fa perdere la concentrazione e riesce a catturare la mia attenzione già dalle prime pagine.
Non bisogna leggere questo tipo di romanzi con pregiudizi da intellettuali, ma godersi l’infittirsi della trama e i suoi colpi di scena. Vi potrà stupire.
Questo è l’ultimo libro della trilogia che vede come protagonista il professor Langdon e si sviluppa in modo molto simile agli altri due libri. La trama è piuttosto complicata e sempre avvolta dal mistero delle sette massoniche, argomento che è indubbiamente capace di affascinare. L’ho letto in 2 giorni in lingua originale e posso considerarmi piuttosto soddisfatta. “Crypto” rimane però il mio preferito dell’autore.