Il simbolo Rodotà

Creato il 21 aprile 2013 da Propostalavoro @propostalavoro

La rielezione di Giorgio Napolitano ha palesato alcune verità da cui difficilmente i rappresentanti politici riusciranno a smarcarsi. Il centro destra e il suo leader accentratore hanno mostrato ancora una volta la straordinaria capacità di muovere le pedine del gioco politico a loro vantaggio uscendone fuori illesi e passando per magnanimi dialogatori e rispettosi delle istituzioni. Il centro sinistra è stato vittima delle sue stesse contraddizioni, lacerato da egocentrismi e dalla paura di alcuni singoli rappresentanti di perdere il potere, ha dato pessima prova di una reale volontà di cambiamento. Troppo esitanti, infatti, di fronte ad una richiesta di rinnovamento alla fine hanno fatto prevalere la linea su cui si accomodano da anni, quella di criticare aspramente il nemico ma di ritornare da lui quando la minaccia di fallimento autoindotto diventa palese.

Accanto a queste forze tradizionali c’è il nuovo che avanza furbescamente. La furbizia del suo leader è pari quella dei più tradizionali strateghi politici. Evitando il confronto il movimento 5 stelle riesce a restare compatto. Non prendono mai decisioni che possano risultare decisive, stanno a guardare ma criticano aspramente. Usano il web come strumento di democrazia partecipativa e in questo modo non sono mai suscettibili di critiche di fronte ai loro elettori perché di fatto le decisioni le fanno prendere a loro o almeno così appare ai loro occhi. Hanno fatto un nome, Rodotà, che del tutto inconsapevolmente è diventato, nel giro di una settimana, il simbolo di chi spera ancora che un cambiamento sia possibile, di chi non voleva "l’inciucio", ma anche, molto semplicemente, di chi conosce la sua storia e vedeva in lui un degno rappresentante di una nuova fase di rinnovamento politico. Le piazze urlano il suo nome ma non tutti quelli che lo urlano sanno chi sia Rodotà. Così e’ diventato un nome che significa protesta. Un nome dato al malessere sociale e all’assenza di un riconoscimento in questa politica. Ma Rodotà è soprattutto il simbolo di una fortissima esigenza di cambiamento. E’ chiaro che il Movimento 5 Stelle riesce a far convergere su di sé tutti i cittadini delusi dalla politica. Ma nessun cambiamento reale è possibile al di fuori delle istituzioni. Adesso, loro nelle istituzioni ci sono e fino ad ora non hanno mostrato la volontà di agire fattivamente attraverso un governo che è l’unica strada percorribile secondo la nostra Costituzione.

A questo punto gli scenari possibili sono due. L’inizio di un governo del Presidente che vedrà relegato il Movimento 5 Stelle ad un semplice ruolo di opposizione quindi del tutto marginale rispetto al potere decisionale dei partiti tradizionali. Oppure, se i partiti imploderanno di nuovo, si andrà alle elezioni. In questo caso, con il pdl in forte crescita potremmo restituire il paese di nuovo nelle mani di chi l’ha portato nel baratro negli ultimi anni e se il pd non si riassesta ,questa ipotesi potrebbe diventare sempre più concreta.

Scegliendo di non scegliere, al momento in cui l’ipotesi di un governo era ancora percorribile, il Movimento 5 Stelle ha di fatto innescato l’unico processo possibile. Certo, i partiti poi hanno fatto il resto. Ma una parte del pd aveva manifestato una chiara propensione al cambiamento che le elezioni del Presidente della Repubblica hanno dimostrato. Queste due aree del parlamento avrebbero potuto dialogare e avendo i numeri avrebbero potuto governare mettendo in scacco gli oppositori del cambiamento. Considerando quello che è successo e gli scenari ora possibili non si può non pensare che forse quella “non scelta” è stata davvero una grandissima occasione mancata e di questo gli elettori dovranno tenerne conto insieme, naturalmente, a tutto il resto.

Alessia Gervasi


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