Un ritratto di Ignazio Marino, foto tratta dal quotidiano Il Messaggero
Roma, dal corrispondente
Il PD romano ha pensato bene di fare un regalo al proprio sindaco – espressione politica, almeno in linea teorica, di via del Nazareno – commissionando un sondaggio sull’indice di gradimento di Marino tra i cittadini della Capitale. Praticamente come se qualcuno alla fine della partita tra Roma e Bayern avesse chiesto ai tifosi romanisti un commento sul terzino che avrebbe dovuto marcare Roben. Visto che non ci vuole necessariamente uno spirito di osservazione alla Poirot per capire che, al momento, Ignazio Marino a Roma è percepito come un castigo di Dio, viene il legittimo sospetto che qualcuno si sia voluto togliere un sampietrino dalla scarpa per regolare vecchie ruggini tra sindaco e partito. Del resto, sono abbastanza noti i dissapori tra le due parti e tutti ricorderanno gli scontri tra lui e Renzi riguardo la questione dei conti di Roma. Il risultato, comunque, ha avuto esiti bulgari: solo uno su 5 si dice soddisfatto dell’operato e quindi della persona. Le motivazioni sono le solite: pulizia, trasporti, traffico, parcheggi, etc. La questione degli asili nido, la viabilità del centro storico, la gestione dei parcheggi a pagamento, sono alcuni degli argomenti che hanno spinto il consenso dell’attuale sindaco a percentuali preoccupanti. Alcuni provvedimenti sono sinceramente sembrati insensati – vedi gli asili nido – se non proprio contrari al bene comune. L’intervento del TAR, a normalizzare la cosa e a bloccare l’iniziativa della giunta, non ha fatto altro che infuocare ancor di più i detrattori. Capiamo i problemi di cassa, ma farli pagare alle famiglie, in un periodo in cui le stesse sono già sovraccaricate e sempre più spesso decidono di non mettere al mondo altri figli, proprio per le politiche poco invoglianti, è davvero un autogol. Altre delibere, però, andrebbero inquadrate in un contesto un po’ più ampio. Ad esempio quelle sul traffico. Roma è tra le capitali più intasate d’Europa, con un rapporto abitanti/automobili preoccupante (71 auto per 100 romani), che di conseguenza si ripercuote sull’incidenza della mortalità stradale. Questo, però, è solo l’aspetto più preoccupante della questione, al quale potrebbe essere affiancato, ad esempio, quello riguardo il livello di inquinamento dell’aria. Proprio qualche giorno fa, difatti, l’indice ha superato nuovamente i limiti di sicurezza, imponendo uno stop ai veicoli più inquinanti e facilitando così l’abbassamento della concentrazione di polveri nell’aria. Interessante è, inoltre, un dato statistico: tre giorni l’anno – secondo una stima effettuata – sarebbe il tempo medio che un romano passa nell’auto a causa del traffico. Le delibere della giunta capitolina in materia di viabilità, quindi, se non proprio apprezzabili da tutti per i modi in cui sono state coniugate, non possono stupire più di tanto. I parcheggi a pagamento sono stati aumentati del 50% e soppresso qualsiasi tipo di abbonamento; molte strade del centro storico sono state interdette al traffico, anche quello a due ruote, per fare in modo che diventi meno percorribile e più pedonale; è stata modificata la viabilità di alcune zone affinché determinati tratti ad alto valore storico si decongestionassero, dirottando il traffico verso altre arterie. Queste, in soldoni, le soluzioni approntate finora. Pochino, dirà qualcuno. E a ragione. L’approccio del sindaco è stato in qualche modo brusco, quasi sprezzante delle ripercussioni sui cittadini, ma in definitiva poco incisivo. E quando le cose non vengono fatte in maniera complessiva, risultano poco credibili e mostrano soltanto i difetti di fabbrica. Un po’ come una bella scenografia che se non ammirata nel suo complesso non riesce a trasmettere l’impressione che dovrebbe.
Il sindaco, volendo davvero rivoluzionare la viabilità romana e l’approccio della cittadinanza al problema, avrebbe dovuto fare in modo che tutte le operazioni messe in campo, fossero accompagnate da un rafforzamento della rete di trasporti pubblica, il vero nervo scoperto di una capitale come Roma. Viceversa, qualsiasi soluzione, anche la migliore, presta il fianco alle critiche di una popolazione già di per sé poco incline a rinunciare alle sue belle ore di traffico quotidiano e che non cerca altro che l’agnello sacrificale da poter immolare sull’altare della lamentela. A Roma ci si lagna molto, tutti avrebbero la soluzione a portata di mano, ma nessuno è disposto a rimetterci di tasca propria. Del resto, come disse l’attore George Burns: “È un vero peccato che tutte le persone che sanno come far funzionare il paese siano troppo occupate a guidare taxi o a tagliare capelli”.
Luca Arleo