Il sole tramonta a ovest

Creato il 10 marzo 2016 da Emialzosuipedali @MiriamTerruzzi

La Versilia fuori stagione è magica e surreale. Gli stabilimenti bianchi, deserti come il lungomare. Le spiagge infinite sulle quali le onde spumeggiano lentamente e costantemente in larghe conchiglie  che si disegnano e poi spariscono. Il contorno per ultimo, assorbito dalla sabbia.  Il resto, forse, se lo riprende il mare.
Respiri.
La cronometro è un po’ così. Lunghi e lenti respiri per andare più veloci. La cronometro a squadre poi è un unico grande respiro, una conchiglia d’acqua che la strada assorbe lentamente.
C’è il rumore dei rulli a fare da sottofondo al silenzio del mezzogiorno, di quelle nuvole bianco grigie gonfie come meringhe, di quel sole tiepido nell’aria frizzantina. Nessuno osa spezzare quella cortina invisibile che c’è negli occhi dei ragazzi che pedalano nel vuoto come se facessero una gara con sé stessi. Pochi alzano la testa. E’ la regola. Restare concentrati, anche con la gente che ti guarda e di te vede tutto: la bici, i cambi, la borraccia che vorrebbe mettersi sulla mensola di casa, il sudore che piove sul telaio. Isolarsi dal mondo è un segreto che sembra impossibile da mettere in pratica. Eppure ognuno lo fa a suo modo. Tejay Van Garderen si mette le cuffie, canticchia, balla le sue canzoni. Poco più in là c’è qualcuno che chiama Damiano Caruso. Lui sorride. Prende il suo cappellino, lo regala a una bambina bionda che sta in braccio al suo papà. E’ un attimo, eppure basta per capire la tenerezza profonda di uno sport che a volte riesce ad essere disumano.

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I suoni, i riti, sono sempre quelli. Una salvietta per asciugarsi il sudore, i caschi da astronauti che nascondono lo sguardo perso nei chilometri che saranno, strane scaramanzie o abitudini. Vale anche chiudere gli occhi per qualche secondo. Vale tutto. Soprattutto qui, dove conta sentirsi uniti più che mai. Conta sentire i pensieri così vicini da sfiorarsi, come le ruote, una dietro l’altra.
Tony Martin si porta i rulli persino in partenza. Ognuno conosce la sua formula vincente.
Quella della BMC è sicuramente l’unità senza tecnicismi. Ciascun corridore sa di essere unico e ogni ruolo si incastra come un puzzle perfetto. Da dove venga tutto questo non lo so. Sicuramente dall’esperienza, di certo da quei due mondiali vinti insieme, inaspettato il primo, sofferto il secondo. Un po’ tutto questo viene dal volersi bene, dal sentirsi forti insieme. Perché le vittorie sono di testa e di cuore e di coraggio.

Le nuvole si sgonfiano, diventano strisce bianche contro il cielo azzurro, l’aria salmastra porta il miglior tempo. E’ il loro. I ragazzi d’oro di Ponferrada e poi di Richmond. Tutti l’avevano detto e forse anche loro lo sapevano. Continuano ad arrivare le altre squadre ma quel tempo, quei 23 e 55 assomigliano alla Versilia. Sono quasi surreali. Daniel Oss si prova la maglia blu, sulla soglia della tenda bianca dove tutti gli altri si stanno cambiando. Scherzano. Questa volta non è una di quelle illusioni che bisogna tentare di mantenere viva fino all’ultimo secondo. Questa non è una di quelle volte in cui bisogna restare aggrappati alla speranza con i denti. Quei minuti sono il filo più stabile che abbia mai tenuto in equilibrio un sogno.

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E’ che Daniel è uno che ha sempre sognato in silenzio, cercando di mandare giù la rabbia con un sorriso. Rocker che non ha mai saputo cosa volesse dire arrendersi. Di sicuro, certe battaglie prima delle vittorie sono invisibili: risali a mani nude e poi le cicatrici che ti sei fatto non te le guarda più nessuno.  Forse per questo anche questo podio sembra surreale, per tutte le volte che lo ha aspettato. Certe cose belle arrivano d’improvviso e forse, se esiste davvero una legge dell’universo secondo la quale più bene fai, più ti torna indietro, allora è arrivato il momento di saldare un debito.
Per tutte quelle volte che hai regalato il tuo lavoro al capitano, per tutte quelle volte che non ne avevi più eppure non hai rifiutato un cambio che potesse valere un traguardo, per tutta quell’aria presa in faccia, per tutte le volte in cui sei scivolato in fondo al gruppo per portare l’acqua ai compagni.
Per tutte quelle volte che sei stato generoso senza pensare che ci fosse qualcosa per te.
A volte gli uragani scuotono, a volte gli uragani ubriacano.  La strada ti ha restituito tutto, Daniel. Persino quel sorriso che hai sul podio è qualcosa che prima hai regalato ad altri. In partenza, in mille altre partenze.
E adesso la Versilia sa di spumante sui marciapiedi e sui capelli, il mare continua a disegnare grandi conchiglie sulla spiaggia deserta. Il sole tramonta a ovest e c’è la luce di questa stagione che avvolge tutto di silenzio, che rende la costa quasi infinita. Il mare restituisce rami spezzati levigati dall’acqua come se fossero sculture.
Tutto sembra in equilibrio, stasera, con quel pontile che sembra dare sull’oceano. Con il ciclismo che ha restituito il palco a uno dei suoi rockers.
Il sole tramonta a ovest e fa brillare le stelle.