Ogni compleanno è una domanda dritta negli occhi di chi non ti conosce su Facebook: “quanti ne dimostro?” e alla risposta, ognuno di noi è un “sei così giovane” dell’altro. Io a 27 anni e un giorno sono ancora nella condizione dorata di non aver paura del tempo che passa e della biologia, je ne regrette rien e ogni sera pensare sempre al mattino che verrà e mai a quello che è stato.
Che poi fino a quando ci saranno il friccicore dei giorni prima, l’attesa della mezzanotte e gli occhi serrati mentre lui prepara il tavolino davanti al divano con tortine, candele e scatole, fino a quando starò fuori tutto il giorno, dalla mattina presto fino a notte tardi e gli auguri fatti di persona per strada, i baci e il vino e poi le cene solo noi, con il mondo intorno e un tavolino piccolo piccolo e le chiacchiere e la gioia e i segreti e la malinconia banale dei giorni di passaggio, fin quando ci saranno queste cose, allora, sarà sempre benedetto il giorno del mio compleanno. E il mese prima, fatto di conti alla rovescia e la sera prima, fatta di mezzanotte da aspettare.
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