Le previsioni sarebbero confermate: il ritmo di crescita dell’India scalza quello della Cina. Il Pil della terza economia asiatica, infatti, è cresciuto del 7,3% nel terzo trimestre dell’esercizio 2015-2016 in chiusura a marzo (ma nel periodo precedente era stata del 7,7%), mentre per l’intero anno fiscale si attende un aumento del 7,6%.
A determinare il buon andamento del Pil indiano è stata l’accelerazione registrata in tutti i principali settori di attività economica, a parte quello agricolo che in verità ha evidenziato una flessione dell’1%. In questo modo l’India si conferma un’eccezione all’interno del gruppo Brics, date le difficoltà della Russia e del Brasile (entrambi i paesi in recessione) e il rallentamento della Cina la cui crescita nel quarto trimestre 2015 è stata del 6,8%, chiudendo l’anno a +6,9%. La minore spinta di Pechino, controllata dalle autorità (il target di crescita per il 2016 è stato fissato tra il 6,5% e il 7%), deriva anche da un nuovo modello di sviluppo, più orientato a “premiare” la domanda interna. L’India, invece, nonostante i dubbi di alcuni economisti sul reale tasso di crescita, sembra mostrare al momento una maggiore solidità e secondo un recente studio sarà la terza economia mondiale nel 2030, dopo Stati Uniti e Cina.
La Banca mondiale ha osservato come la fragilità delle economie emergenti – che dal 2000 molto hanno contribuito alla crescita della domanda delle materie prime – stia provocando una discesa dei prezzi nel pieno di una fase di eccesso di offerta (il caso del petrolio è quello più in vista). Diversi paesi produttori stanno perciò subendo il peso del rallentamento della domanda cinese (oltre che degli altri mercati di riferimento), mentre l’India, che intrattiene rapporti commerciali di minore impatto (il ritmo degli scambi, poi, ha registrato negli ultimi tempi un’ulteriore riduzione), non a caso è tra gli emergenti quello che sta reagendo meglio. Insomma, la crescita dell’India è trainata principalmente dalla spesa pubblica (il governo sta sostenendo numerosi interventi volti a migliorare le infrastrutture) e dai consumi interni, voci che stanno colmando il ritardo sul fronte delle esportazioni.
Ma la crescita dell’India, ad ogni modo, non basta. Il Fondo monenario internazionale ha infatti stimato una crescita mondiale di 3,4 punti percentuali per quest’anno e di 3,6 punti per il prossimo, entrambe le previsioni riviste al ribasso dello 0,2%. E parte consistente di questo rallentamento dipende dagli squilibri dei paesi emergenti. Secondo una simulazione della Banca mondiale ad un calo dell’1% della crescita dei paesi Brics corrisponderebbe una perdita degli altri emergenti dello 0,8% circa e dello 0,4% su scala globale.
(anche su T-Mag)
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