Organizzare una vacanza in Kenya spesso significa seguire itinerari standard che poco hanno a che vedere con la vera Africa.
Eppure passeggiando per Malindi o Mombasa, o passando in bus per le strade sterrate che attraversano i piccoli villaggi vi consiglio di tendere le orecchie e ascoltare bene.
Lo scricchiolare del bus ed il rombo del suo motore non riesce mai del tutto a coprire quelle urla stridenti e quelle risate.
Sono i bambini del Kenya che vi accompagneranno in ogni spostamento, che vi inseguiranno quando passerete in bus, e che vi prenderanno per mano passeggiando per strada.
Tutti vi saluteranno in italiano e molti vi chiameranno “Caramela” tendendo le manine. Tirerete fuori un pacco di caramelle e sbucheranno da qualsiasi punto… anche da dove vi sembrerà non ci sia nulla.
Credo di aver provato un enorme senso di disagio a scattare la prima foto a due fratellini, come se avessi pagato con un dolcetto la loro anima immortalata in una fotografia, mentre gli adulti ci guardavano parlottando.
Mancano di tutto, in molti casi sono vestiti di stracci, vivono in case senza elettricità e corrono scalzi per strade sterrate spensierati, ricchi di quella vita di cui solo i bambini riescono a godere.
Anche in quello sperduto villaggio alle porte di Watamu, a due passi dagli immensi villaggi turistici stracolmi di italiani che godono dell’abbuffata del trattamento all inclusive, l’atmosfera è la stessa.
Una passeggiata tra quelle stradine sterrate il punto di vista sulla vostra vacanza può veramente cambiare. Passando tra rovi e cespugli che nascondo casine di fango e tetto di foglie di palma decine di bambini ti rincorrono e ti mostrano la loro scuola litigandosi la tua mano e mettendosi in posa per una fotografia e per rivedersi sullo schermo della macchinetta.
Pochi biscotti comprati in uno spaccio possono valere una canzone tutti in coro, ma anche un grande senso di insoddisfazione, di non aver fatto abbastanza.
Fino a quando quei bambini bisognosi di tutto vivranno di quel sorriso?
Quando quell’ingenuità verrà persa e non li aiuterà più ad affrontare la loro realtà?
Purtroppo sarà troppo presto, forse a 14 anni, l’età di quella ragazza che nella sua capanna mi ha messo in braccio il suo bambino di quattro giorni, nato per “errore” e che imbacuccato con i suoi occhioni mi guardava facendomi capire che era il suo turno di crogiolarsi nell’ingenuità prendendo il posto della sua mamma bambina ormai costretta a vivere nel mondo degli adulti.
Sono i bambini del Kenya, ma forse sono i bambini di tutto il mondo, o meglio di quella parte di mondo in cui questa età dura veramente poco e perdere quell’ingenuità è una necessità di sopravvivenza.
Sono questi bambini che dall’oro e dalla favola della tua vacanza da sogno ti catapultano nella realtà e con un sorriso e la richiesta di una caramella ti fanno vedere quanto nella tua vita tu sia cieco o forse egoista, in ogni caso fortunato!
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