Come sarebbe finita? Non sapevi se…dopo avresti sofferto, se…….Maledetto male! Quanta fatica per non far preoccupare i ragazzi. La faccia e la bocca, ti facevano male, per il gran sorridere. Volevi stare sola, volevi poter piangere. Eri contenta, ti avevano dato una camera tutta per te. Meglio se tuo marito avesse potuto fare una scappata, sareste stati assieme.
Era andato via solo da poche ore e già sentivi un gran vuoto. Ti sedesti con il libro in mano, ma non riuscivi a leggere. La TV era accesa, il solito programma del pomeriggio italiano. Gli altri guardavano, leggevano, conversavano. Alzasti gli occhi dalla pagina, sempre quella, e la vedesti. Seduta al tavolo, parlava con un ospite della casa. Piccola, minuta, capelli neri e ricci, pelle bruna ma due occhi di un azzurro incredibili, che spiccavano stupendamente.
Ricordi? Ti sorrise e tu accennasti ad un saluto. Dopo un poco si alzò e ti venne vicina -”Ciao, sono Anna” -”Sono Cettina, vuoi sederti accanto a me?”- Fino ad un attimo prima volevi stare sola, poi il suo sorriso e i suoi occhi ti fecero cambiare idea. Ti mettesti a raccontarle il tuo dramma e lei ti consolava e sorrideva.
” E tu? ” Lei aveva una bimba che viveva dentro una bolla di vetro. Due anni e ancora miracolosamente viva, malgrado la grave infezione che le mangiava la vita. Il cordone ombelicale tagliato con forbici non sterili e da lì tutto un dramma senza fine. Palermo, Genova e poi Parigi e aveva trovato la salvezza, almeno la speranza.
Andavate insieme in ospedale, lei dalla sua bimba e tu alle tue cure. Tornavate insieme, se stavi male ti sorreggeva, non mancava mai di sorridere. Passarono sei anni, tu andavi per le cure e i controlli e lei era sempre là.
Quell’anno, finalmente, aveva donato il midollo alla figlia, intervento riuscito. Era felice, finalmente su figlia era salva, avrebbe potuto riportarla a casa. Non sarebbe stata un bimba come tante, ma solo una bimba speciale. Era bella e simpatica ma non udiva e non parlava, ma capiva tutto e Anna aveva imparato la lingua dei gesti. Vederle parlare era dolce e commovente. Eri contenta anche tu, finalmente non ci sarebbero stati più ospedali e medici, vi sareste incontrate fuori lontane dal dolore. Invece arrivò la telefonata: ” Anna, muore”
Il male cattivo l’aveva afferrata e la stava stritolando. Il suo corpo stanco e debilitato dalla donazione del midollo, non offrì nessuna resistenza, per il cancro fu una facile preda. Sopportò con coraggio gli interventi, le radiazioni, la chemio. I suoi magnifici ricci neri scomparvero e a loro posto un bianco cappellino. Il male fece la sua strada, fu molto breve e Anna se ne andò. Ma il suo sorriso resta fisso nei tuoi pensieri e ricordi i suoi occhi azzurri e i suoi ricci ribelli. E tu la ricordi sempre: piccolina e coraggiosa ma è il suo sorriso che non dimenticherai mai. Quel suo sorriso che ti aiutò a superare le paure. Quel sorriso che oggi riesci a regalare agli altri.
Ad Anna in ricordo della grande amicizia, del suo essere una mamma coraggio, del suo essere donna
Tina Mannelli
Questo è un pezzo della mia vita, questo è il ricordo di un tempo triste, che è passato ma ha lasciato il segno.
Segno indelebile che mi ha reso più forte e più saggia.
Grazie per l’ospitalità e un abbraccio al simpatico padrone di casa
nonna Tina