Ultima puntata con questa serie, o meglio miniserie, di post dedicati alle serie tv andate in onda nel corso della stagione 2014/2015. Oggi tocca ai drama, o comunque a quelle serie che non sono rientrate nei tre precedenti episodi, dedicati ai telefilm thriller, a quelli fantasy/mystery/sci-fi e alle comedy. Non preoccupatevi, comunque, visto che la stagione tv 2015/2016 è già praticamente iniziata, con i primi pilot e i primi preair delle novità in circolazione in rete, quindi ci sarà presto modo di parlare ancora di serie televisive qui su Pensieri Cannibali.
Mr. Robot
C'è qualcosa di reale, in questo mondo? Quello che vedi davanti a te, lo puoi considerare davvero reale? Vivi circondato da persone finte, che fanno cose finte, comunicano attraverso social network e blog finti, passano tutto il giorno di fronte agli schermi di computer, iPhone, iPad, tablet e cellulari, mangiano cibi finti genticamente modificati. E tu ne fai parte. C'è allora una serie che devi seguire. Una serie che, in mezzo a tutte queste cose finte, dice cose vere. Parla di un hacker. Però non spaventarti. Non devi essere un hacker anche tu per poter apprezzare una serie come questa, che più che di un hacker parla di alienazione. Però non alienarti. Lo fa in una maniera accattivante, pur senza sforzarsi per nulla di essere accattivante. Così come il suo protagonista non fa nulla per risultare simpatico o fico e invece non puoi fare a meno che empatizzare con lui e fare il tifo perché riesca nella sua impresa. Quale impresa? Cambiare il mondo. Tra richiami a Matrix, Fight Club, Il sesto senso e American Psycho, Mr. Robot non sarà qualcosa di totalmente nuovo, eppure è la serie più nuova e attuale in circolazione. Parla del mondo di oggi e lo fa in una maniera così efficace da anticipare persino il mondo di oggi. Al punto che l'ultimo episodio l'hanno dovuto trasmettere con una settimana di ritardo rispetto al previsto, perché sarebbe dovuto andare in onda il giorno in cui in Virginia, nel mondo reale, un giornalista un pazzo ha ucciso una giornalista e un cameraman in diretta tv. Morte in diretta tv, proprio quanto capita nella puntata finale della prima stagione di Mr. Robot. Così si chiama la serie che devi seguire assolutamente. Chi è Mr. Robot invece non te lo dico. Lo scoprirai da solo. Ti dico solo che questa serie NON parla di robot. Parla di un hacker che vuole cambiare il mondo e se ce la farà o meno pure questo lo scoprirai da solo. Per intanto ti posso anticipare che sta cambiando il mondo delle serie tv.
L'unico limite che mi sento di segnalare è che i riferimenti musicali e letterari, oltre che cinematografici, sono talmente vicini ai miei che non c'è niente che mi abbia sorpreso del tutto. E' quasi come se fosse uscita dalla mia mente. E' quasi come se l'avessi potuta scrivere io, se solo fossi in grado di scrivere una serie.
Hey, un momento: e se l'avessi scritta io e poi me ne fossi dimenticato?
Hey, un altro momento: e se Mr. Robot in realtà fossi proprio io? (voto 8+/10)
"Dopo quest'opinione delirante un po' di fumo ci sta tutto."
Continuerò a seguirla? Ci mancherebbe ancora che mi perda la seconda stagione, in arrivo nel 2016. La prima, per quanto grandiosa e con un paio di episodi a livelli eccelsi (il grandioso pilot e una quarta puntata talmente visionaria da essere degna di David Lynch), è sembrata giusto un antipasto e ha dato la sensazione che il meglio debba ancora venire. La stessa sensazione che si provava con Breaking Bad. E a proposito di Breaking Bad...
Better Call Saul
Poteva essere il diludendo dell'anno. Forse il diludendo del secolo. Per diversi episodi ho avuto l'impressione che fosse proprio così. In giro avevo visto varie opinioni entusiastiche nei confronti dell'atteso spinoff del capolavoro Breaking Bad, ma sinceramente non avevo capito cosa c'era da gasarsi tanto. Nei suoi momenti migliori, Better Call Saul sembrava una brutta copia della serie “madre”. Nei momenti peggiori, Better Call Saul era una visione non brutta, però parecchio soporifera. Roba che al confronto The Walking Dead pareva un tourbillon di emozioni. Saul, o meglio Jimmy, perché così ancora si chiamava, mi aveva talmente stufato che al sesto episodio ho persino abbandonato la serie. Ho detto “Basta!”. Più di recente ho però deciso di dare una seconda possibilità a Jimmy, che una seconda possibilità non la si nega a nessuno, figuriamoci a un personaggio tanto idolesco, almeno ai tempi di Breaking Bad. Ho così ripreso in mano Better Call Saul parecchio sfiduciato e invece... Mi sono divorato le ultime quattro puntate stagionali in men che non si dica. Anche Breaking Bad cresceva poco a poco, episodio dopo episodio e ancor di più stagione dopo stagione. Qualcosa del genere avviene anche con Better Call Saul. Mi sono dovuto armare di una pazienza infinita e superare la noia iniziale e poi qualche soddisfazione è arrivata. Nelle ultime puntate levitano parecchio i personaggi secondari. Non tanto l'inespressivo Mike (Jonathan Banks), quanto la bionda Rhea Seehorn e il fulminatissimo fratello di Jimmy, Michael McKean. Soprattutto, è il protagonista a venire finalmente fuori come personaggio ricco di sfaccettature, che esplodono nel suo splendido sclero al bingo. Con l'ultimo episodio Better Call Saul mostra tutto il suo potenziale. Siamo ancora lontani dai livelli del migliore Breaking Bad, però alla fine sono riuscito a scorgere la bellezza di questa serie. Meglio tardi che mai. (voto 7-/10)
Continuerò a seguirla? Dopo la prima metà di stagione non l'avrei mai detto, anche perché ero troppo impegnato a dormire, ma adesso attendo la stagione 2 con una certa impazienza.
UnREAL
"Vedete quello? E' Pechino Express.
Noi dobbiamo essere ancora più trash, intesi?"
Quest'anno per il titolo di guilty pleasure 2015 c'è un testa a testa davvero spietato. A contendersi il trono ci sono quella geniale trashata di The Royals e il qui presente UnREAL. Cos'è UnREAL? Una serie che ci scaraventa nel dietro le quinte della realizzazione di un reality-show. Uno di quelli in stile The Bachelor, in cui uno scapolo d'oro deve scegliere la sua donna ideale tra una vasta rosa di contendenti. Un gioco? Più che altro un gioco al massacro, mostrato qui in tutta la sua spietatezza. Perché UnREAL è sì una serie trash, ricca di risvolti soap, ma, mentre si ciba dei meccanismi da reality-tv, li risputa fuori con un'enorme ferocia e sembra il gemellino di un'altra delle serie più cattive degli ultimi anni: Dirt con Courteney Cox, ambientata all'interno di una rivista di gossip. In UnREAL il mondo dello spettacolo più superficiale viene fatto a pezzettini, in una maniera nemmeno tanto superficiale, da due protagoniste eccellenti: Shiri Appleby, che dopo Roswell e Life Unexpected centra una nuova grande serie, e Constance Zimmer, perfetta come showrunner senza scrupoli. Può sembrare UnREAL, ma questa trashata-noncosìtrashata, è una delle bombe dell'anno. (voto 7,5/10)
Continuerò a seguirla? Non vedo l'ora che nel 2016 arrivi la seconda stagione!
Bloodline
Bloodline è una serie che racconta di una famiglia, i Rayburn, che gestisce un'attività turistica in un'apparentemente paradisiaca isola delle Florida Keys. Sembra l'inizio di una serie famigliare estiva stile Summerland, invece è un thriller psicologico parecchio teso. Il difetto della serie è quello di avere ritmi spesso troppo blandi, per essere gentili e non dire sonnacchiosi. Il pregio è quello di essere graziato da interpretazioni eccellenti, in cui tra Kyle Chandler reduce da Friday Night Lights e la veterana Sissy Spacek, e guest star parecchio gradite qui su Pensieri Cannibali come quelle di Chloe Sevigny e Mia Kirshner, spiccano soprattutto Linda Cardellini e un sorprendente Ben Mendelsohn. Quest'ultimo ha la parte della pecora nera della famiglia e quanto in tale è lui a regalare le maggiori soddisfazioni. Beeeeeè (se non si era capito, questo voleva essere un belato). (voto 7/10)
Continuerò a seguirla? La prima stagione non è stata sempre convincente, però aspetto la seconda con una discreta curiosità.
Aquarius
"Quel bel fiulin sarebbe il pericoloso Charles Manson??? Me lo immaginavo più dark-emo-gothic-metal!"
"Mi sa che fai confusione con Marilyn Manson..."
Anni '60. Charles Manson. Una colonna sonora da favola. Sembrano esserci abbastanza ingredienti per renderla una delle figate dell'anno. E invece... Aquarius è proprio come guardare un acquario. All'inizio si rimane affascinati, poi che palle! A questa serie dalle tinte noir e dall'affascinante ambientazione 60s californiana mancano un cuore, uno stile originale che vada oltre lo scimmiottamento di Mad Men, e dei personaggi credibili. David Duchovny sembra capitato lì per caso. Gethin Anthony, proveniente da Game of Thrones e ottimo in Copenhagen, nei panni del malefico Charles Manson non è che sia proprio in parte. I giovinastri Grey Damon visto in Friday Night Lights, Le nove vite di Chloe King e The Secret Circle e Claire Holt di The Vampire Diaries non c'azzeccano poi proprio niente con gli anni '60. Poteva essere una delle figate dell'anno. E invece... (voto 5,5/10)
Continuerò a seguirla? L'ho abbandonata dopo 4/5 episodi, ma sono tentato di riprenderla. Se non altro per la spettacolosa sountrack. Anche se ormai stanno per iniziare le nuove serie 2015/2016 e quindi non credo di farcela.
The Astronaut Wives Club
"Ma chissene dei nostri mariti.
Noi seguiamo la Cristoforetti su Twitter!"
Ancora anni '60? Dopo Mad Men, Masters of Sex e il qui sopra menzionato Aquarius, la rappresentazione televisiva del decennio comincia a saturarsi. Così come la qualità cala comincia a calare prodotto dopo prodotto, fino a raggiungere i minimi storici con questo The Astronaut Wives Club. Come può essere descritto in maniera magari superficiale, ma comunque veloce ed efficace? The Astronaut Wives Club è un Desperate Housewives con protagoniste le mogli del primo gruppo di astronauti americani. Fine. Vogliamo aggiungere ancora qualcos'altro. Posso allora dire anche che è priva della classe di Mad Men, dei lampi di profondità di Masters of Sex e persino della coolness di Aquarius. Quello che resta allora è una rappresentazione dei 60s stereotipata. Si può darle un'occhiata giusto per il bel cast femminile, in cui spicca la cattivella Odette Annable, e per l'idea di usare in colonna sonora brani di gruppi attuali dal tiro anni '60. Per il resto, meglio mettere su il casco da astronauta e avventurarsi su qualche altro pianeta del ricco spazio televisivo. (voto 4,5/10)
Continuerò a seguirla? Naaah.