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Il suo nome era: Piero Ostellino (ma lo chiamavan liberale)

Creato il 28 febbraio 2011 da Lucas
Oggi Ostellino, in un agile editoriale sul Corsera, ci ha impartito una lezione sull'idea liberale, quella – a suo dire – autentica, citando, nell'ordine: Max Weber, Karl Popper, Isaiah Berlin, Benjamin Constant (Bertolt Brecht e Jacques Rousseau li cita per criticare la minoranza illiberale).L'assunto è questo: siccome entrambi gli schieramenti dell'agone politico sono privi di idee¹, il «conflitto culturale» italiano si gioca tra «due minoranze culturali inconciliabili». Una
più attiva e rumorosa - come, per esempio, quella che si è radunata recentemente al PalaSharp di Milano -, manifesta la propria «indignazione» nei confronti del Paese del quale crede di essere l'avanguardia; detta la linea alle opposizioni che, non avendone alcuna, vi si adeguano, e «si siedono dalla parte del torto, visto che tutti gli altri posti sono già occupati» (Bertolt Brecht).
L'altra
meno rumorosa, è dispersa, i media la ignorano o quasi; non si raduna da alcuna parte; si sa della sua esistenza grazie a quattro gatti che insegnano in qualche università e scrivono su qualche giornale sopportati come un cane in chiesa. È realista, scettica, relativista, tollerante quanto basta per non pretendere di dettare la linea a nessuno.
Due cose si possono rilevare: primo, se la questione è il rumore e l'attivismo comincia anche a te a muovere il culo, a far firmare appelli, a far casino insomma; chi te lo impedisce? Nessuno, anzi: a dir la verità l'intento della tua partecipazione alla manifestazione fogliante organizzata da Ferrara al Teatro del Verme aveva in sé l'intento di provocare rumore e subbuglio nelle coscienze italiche. Non v'è riuscita? Per forza, ma ve lo immaginate un Isaiah Berlin o un Karl Popper se fossero qui da che parte starebbero? E cosa direbbero sulla vicenda del presunto neopuritanesimo? E se e quanto questo centrodestra italiano capeggiato da Berlusconi abbia in sé di liberale?Se la parte in cui s'ascrive l'Ostellino è composta da quattro gatti e un cane non è certo colpa di fantomatici totalitarismi culturali. No. In Italia le minoranze intellettuali sono necessariamente antiberlusconiane perché, appunto, siamo una repubblica (ancora, per fortuna) democratica e liberale, dove basta poco per capire che sostenere Berlusconi equivale ad assumere volontariamente olio di ricino per evacuare quel che rimane della nostra intelligenza, del nostro amor proprio.
L'élite auto-sacralizzatasi aborre la parola «qualunquista», con la quale designa l'«uomo qualunque» che ritiene un cretino o un fascista; la minoranza che i più ignorano, o dileggiano, la ama. Qualunquista è «l'uomo della strada», che cammina al nostro fianco, portandosi sulle spalle, come noi, la democrazia; l'uomo che vota, decretando un vincitore fra valori e interessi diversi, e persino opposti, in una «società aperta» (Karl Popper) e di «pluralismo di valori e di interessi» (Isaiah Berlin). Se certi valori e certi interessi fossero, in sé, più nobili che senso avrebbe ancora contare le teste, votare? La partecipazione alla vita pubblica - secondo un altro mantra della minoranza integralista - sarebbe la più alta espressione della dignità del cittadino. Era la «libertà degli antichi» nella Polis dove contavano i pochi. Per l'altra minoranza, quella liberale, il cittadino ha il diritto di farsi gli affari suoi - non votare è una manifestazione di libertà - senza per questo essere un nemico dello «Spirito del Progresso». È la «libertà dei moderni» (Benjamin Constant).
Ecco, Ostellino, non hai capito un cazzo e anche tu sei uno di quelli per i quali la libertà conta solo per coloro che se la possono pagare. Eppure filava tutto liscio, mi avevi anzi quasi convinto. Tuttavia, quando scrivi, giustamente, che «il cittadino ha diritto di farsi gli affari suoi» non specifichi che chi ci governa, ovvero colui che si mette al mio, al tuo, al nostro servizio di cittadini che vogliamo fare i cazzi nostri, ecco, lui il governatore, il maggiordomo, il politico non ha il diritto di fare i cazzi suoi, no. Giammai! Soprattutto se per farli usa il potere conferitogli dal ruolo elettivo che riveste, se usa un'istituzione creata dai padri della Repubblica al fine di servirci. E sai perché non specifichi questo? Perché se l'avresti fatto ti saresti immerdato, e ti saresti reso conto che, se per caso Zagrebelsky diventasse Presidente della Repubblica, questo paese continuerebbe il suo percorso di democrazia liberale; percorso attualmente reso disagevole e tortuoso dalla triste, quasi ventennale vicenda politica berlusconiana.
Infine, quando scrivi che tu appartieni a quella minoranza liberale che
difende i diritti e le libertà individuali, compresi la proprietà privata e il mercato, osteggiata da tecnocrati e programmatori delle vite altrui e da chi ha fatto dell'invidia sociale una bandiera egualitaria
io ci credo anche, però nel caso questo governo facesse, com'è nelle sue intenzioni, una legge liberticida come quella sul fine vita vorrei che anche tu ti esprimessi come ha fatto, e bene, Ernesto Galli Della Loggia, e che magari tu scendessi anche in piazza per combattere contro «i tecnocrati e programmatori delle vite altrui».
¹Il centrosinistra perché va a rimorchio de la Repubblica, de Il Fatto Quotidiano, de L'Unità, della magistratura e del neopuritanesimo; il centrodestra perché «Silvio Berlusconi ha ridotto “una certa idea dell'Italia” all'idea che ha di se stesso».

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