Il superboss Provenzano tenta di suicidarsi in carcere: salvato. Ma forse è stata una simulazione

Creato il 11 maggio 2012 da Samalos

Bernardo Provenzano


PARMA . Il superboss di Cosa Nostra Bernardo Provenzano ha tentato il suicidio nel carcere di Parma: è stato salvato da personale della polizia penitenziaria. Il fatto è avvenuto nella tarda serata di ieri nell'area riservata della struttura: Provenzano, che era a letto, ha infilato la testa in una busta di plastica con il proposito di uccidersi. In uno dei ripetuti controlli, si è subito accorto del fatto un poliziotto penitenziario del Gom (Gruppo Operativo Mobile), il quale è intervenuto, evitando il suicidio. L'episodio non ha avuto 
conseguenze su Provenzano, che non è stato neppure portato in ospedale. Sono stati informati l'autorità giudiziaria e il Dipartimento per l'amministrazione penitenziaria.
"Due periti nominati recentemente dalla Corte d'assise di Palermo hanno detto che Bernardo Provenzano non era depresso e stava bene: a questo punto o hanno visitato un altro o si doveva prestare più attenzione alla perizia. E comunque, in ogni caso, chi ha dato al detenuto il sacchetto di plastica?". E' la reazione dell'avvocato Rosalba Di Gregorio, legale del capomafia. L'avvocato fa notare che da anni, da quando altri mafiosi al 41 Bis tentarono il suicidio, ai detenuti al carcere duro non è consentito tenere alcun oggetto pericoloso in cella. "Come è - si chiede - che nessuno si è accorto della presenza del sacchetto visto che Provenzano è l'unico detenuto del braccio in quel carcere e che è continuamente sorvegliato?". Per domani è fissata , in Corte d'assise d'appello un'udienza in cui Provenzano è imputato di omicidio.  Secondo fonti del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria il boss avrebbe simulato di volersi togliere la vita. Recenti perizie hanno stabilito che l'esponente della malavita è in grado di intendere e di volere e lui da giorni avrebbe cercato di dimostrare la sua pazzia. Così quando l'addetto alla sorveglianza si è avvicinato, Provenzano avrebbe messo la testa dentro un sacchetto di plastica usato per tenere i farmaci. Mercoledì il detenuto diceva di non riuscire a sedersi e di non trovare la sedia. Considerato il capo di tutti i capi di Cosa Nostra, Bernardo Provenzano - che ha 79 anni ed è detenuto dal 2006, in regime di 41 bis (il carcere duro), dopo essere stato protagonista di una latitanza record di 43 anni - sta scontando nella sezione protetta del carcere di Parma alcune condanne all'ergastolo. Nonostante sia gravemente malato - reduce da un tumore alla prostata, soffre di un inizio di Parkinson e di un'encefalite destinata a peggiorare - recentemente è stato ritenuto in grado di partecipare ai processi e di "difendersi utilmente". 

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