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Il taccuino del giovane cinefilo presenta “Snoopy & Friends – Il film dei Peanuts” di Steve Martino

Creato il 18 novembre 2015 da Alessiamocci

Per la fedeltà dimostrata negli ultimi tempi ai testi originali, Steve Martino è stato riconosciuto da Craig Schulz la persona adatta a dirigere il quinto lungometraggio tratto dalle strisce di suo padre Charles.

Così, a 35 anni da “Bon Voyage, Charlie Brown” e a 65 dalla prima pubblicazione delle “noccioline”, viene distribuito nei cinema “Snoopy & Friends – Il film dei Peanuts” (semplicemente “The Peanuts Movie” in lingua originale): è la terza fatica di Martino in casa Blue Sky, dopo l’ammirevole “Ortone nel mondo dei Chi” (2008) e “L’era glaciale 4: Continenti alla deriva” (2012).

Si tratta del riuscito tentativo di riproporre, in una realizzazione di ampio respiro, motivi iconici che hanno incantato milioni di lettori; risulta chiara l’elaborazione di un soggetto che abbracci il più compiutamente possibile i diversi profili dei numerosi personaggi, i loro famosi temperamenti e corredi psicologico-oggettuali.

Sono individuabili due linee guida: la prima è il ritratto umano di Charlie Brown, alle prese colla sua sindrome del perdente messa in crisi dall’apparizione rivelatoria della ragazzina dai capelli rossi, incantevole vicina di casa e compagna di classe; la seconda è identificabile nelle scorribande celesti di Snoopy aka “asso della prima guerra mondiale”, alla ricerca del famigerato Barone Rosso che ha rapito l’amata Fifì.

L’impianto drammaturgico conduce ad un equilibrio risultante da una lunga catena di sketch (ove brillano, per citare gli interventi migliori, Linus, Lucy, Piperita Patty, Marcie, Sally), la cui dimensione volutamente contenuta, a tratti decisamente macchiettistica, si avvicina alla natura dei fumetti di Schulz, che tutt’oggi vengono riproposti in rispetto dell’originale cadenza giornaliera. Questa serie di brevi episodi funge da ancella alle materie principali del racconto, donando loro un significativo grado di dolcezza ed ironia, capace di incanalare gli spettatori, con naturalezza e schietta semplicità, in un processo di identificazione con queste figure tridimensionali che tuttavia ricalcano minuziosamente il tratto inconfondibile conferitogli dall’illustratore.

Ritroviamo tra le nutrite fila (frutto di mesi e mesi di studio attento e rispettoso) persino i fratelli di Snoopy e Woodstock, cui dà voce attraverso registrazioni d’archivio Bill Melendez (regista dei quattro precedenti film, scomparso nel 2008 dopo oltre 65 anni di militanza nel campo dell’animazione), accanto alle formulazioni sonore che vanno a comporre la voce di Miss Othmar, ossia quelle prodotte dallo strumento di Trombone Shorty, giovane musicista statunitense.

Similmente, la sensibilità di questo approccio con l’eredità delle produzioni antecedenti non manca di interessare il corredo musicale, che vede affiancate le composizioni di Christophe Beck e di Vince Guaraldi, storico autore dei motivi che accompagnavano i lunghi e i corti sui Peanuts fra gli anni ’60 e ’70.

Un progetto ben ponderato insomma, che, nei limiti intrinsechi imposti dal format che si è saggiamente voluto ossequiare, sa trovare una propria disinvolta ragion d’essere, riconducibile non solo al suo status di spettacolo gradevole per ogni pubblico, bensì al suo rivelarsi appello volto a sensibilizzare i “bambini cresciuti” sulle potenzialità della fantasia sotto un cielo grigio, della caparbietà di fronte realtà perennemente ostili e, non ultima, dell’intima serenità che sottende un mondo “adulto” in costante conflitto.

Voto al film

Written by Raffaele Lazzaroni


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