Il Taccuino di Marilea: Il Brasile post-mondiali
Creato il 04 agosto 2014 da L'Aspirante Biondo
Blu, giallo e verde sono i colori della bandiera del Brasile
e di conseguenza i colori del post di oggi, perché infatti è proprio del
Brasile che vogliamo parlare. Lo abbiamo raggiunto con l’immaginazione,
visitato attraverso le immagini che intervallavano le partite di calcio,
sentito attraverso le musiche e i colori e poi lo abbiamo abbandonato come un
giocattolo che non ci entusiasma più, una volta che il mondiale ha spostato
l’attenzione sulla vincitrice Germania. Oggi ad una quindicina di giorni dalla
fine di Brasile 2014 ci ritorniamo per salutarlo e renderci consapevoli dell’eredità
che questo enorme Paese ha acquisito, in seguito alla “morte” dei mondiali di
calcio.
Quella di quest’anno è stata la ventesima edizione che si è
svolta dal 12 giugno al 13 luglio, anche se i lavori di preparazione sono
cominciati già dal 2013. Le stime hanno contato in questo periodo886 mila turisti, dei quali471 mila stranieri, un
numero superiore rispetto a quello previsto dalle autorità. Naturalmente in
occasione dell’evento, è stato messo a punto un piano di sicurezza articolato e
esteso che ha permesso di limitare situazioni spiacevoli: alla fine del
campionato infatti non si sono registrati gravi episodi per i tifosi, secondo
quanto dichiarato dal
comitato di sicurezza per la coppa del mondo, e i fatti spiacevoli più
frequenti sono stati furti, rapine, vendite illegali di biglietti e violente
contestazioni per le spese di realizzazione.
Nel solo Brasile sono stati spesi 14
miliardi di dollari contro i circa 3,6 miliardi di dollari ricavati, un rientro
importante ma insufficiente a contrastare i problemi che il paese carioca
pativa già da prima. Il mondiale ha
avuto nell’immediato un effetto benefico, grazie ai lavori di riqualificazione
di stadi e infrastrutture, ma alla fine dei giochi ha lasciato questi impianti inutilizzabili:
pensiamo solo che il colossale stadio di Manaus continuerà ad ospitare partite
di terza e quarta serie destinate ad un pubblico di massimo un migliaio di
persone. I piccoli guadagni si sono dimostrati irrisori rispetto all’estesa
superficie su cui si sarebbero dovuti ripartire: basti pensare che i Mondiali
hanno offerto 700 mila posti di lavoro a tempo determinato contro gli oltre 100
milioni di persone cronicamente inoccupate. Le città dove si è registrato il maggior
beneficio economico sono state Rio, San Paolo e Brasilia. Chi ci ha guadagnato
è stato come al solito la Fifa che esente dal fisco ha potuto incassare ben 1,4
miliardi di dollari puliti puliti.
Abbiamo chiesto a Kelly Gomes, una
studentessa di origini brasiliane ma residente a Firenze, di spiegarci qualcosa
in più sul Brasile.
Come si presenta il Brasile dopo
i mondiali?
Il Brasile
ha perso i mondiali ma la delusione che abbiamo avuto non riguarda tanto i
risultati calcistici. I tifosi brasiliani si aspettavano la sconfitta, fin
dall'inizio avevano sperato nella convocazione di altri giocatori nella
Nazionale ma purtroppo queste scelte non sono del popolo e si sono dovuti
rassegnare. Al più molti sono rimasti delusi perché illusi di ripagare i
sacrifici fatti dal paese per la realizzazione dell’evento con la vincita della
Seleção Brasileira. Ma questo accade solo nelle favole. Per fortuna la
delusione é durata solo qualche giorno. Da veri brasiliani un po' ce la siamo
presi (hai mai conosciuto un brasiliano che non sia anche solo un po' permaloso?)
ma abbiamo ironizzato subito; siamo persone allegre e la tristezza sappiamo
sempre metterla da parte. Attualmente il Brasile continua ad essere diviso in
due parti. C’è una parte che io definisco di incoscienti, che agisce troppo di
impulso e crede che distruggendo le città e i beni comuni si possano risolvere
i problemi del nostro paese. Dall'altra parte ci sono le persone un po' più ragionevoli
che cercano di fare appello alle coscienze altrui ricordando i vari problemi
che riguardano la politica, la salute e l'educazione e impegnandosi a trovare
una soluzione meno drastica. Anche nei social possiamo incontrare link e/o
frasi che cercano di far pensare la gente su come comportarsi nelle prossime
elezioni presidenziali... si giocano lì le sorti del nostro paese! Noi che
stiamo all'estero seguiamo la situazione poiché crediamo ci riguardi parecchio:
la maggior parte della mia famiglia sta ancora laggiù e in più ci è permesso
votare dal paese straniero tramite il Consolato.
Com'é stato assistere ai mondiali
da lontano?
Sinceramente
non sono una patita di calcio e quest'anno è stata la prima volta che ho
seguito le partite. Il calcio mi annoia abbastanza ma non per questo non sono
meno brasiliana degli altri! Spesso il calcio viene inteso come lo sport
nazionale brasiliano ma in realtà questo è solo uno stereotipo che si è
inventato la società “straniera”, in quanto in Brasile ci sono molti altri
sport più simpatici e più praticati. In ogni caso, seguire i mondiali qua in
Italia è molto diverso dal seguirli laggiù. In Brasile le partite di tutte le
squadre vengono trasmesse alla televisione pubblica. Le persone si riuniscono
sia in casa che fuori per guardarle, mentre mangiano e bevono. Nella mia città
ad esempio si organizza una festa per l'occasione: ogni volta che la nazionale
vince si chiude una via in centro e si mette della musica per ballare e
festeggiare. In Italia, invece, ci si
accontenta di riunirsi in piccoli gruppi ed andare a guardare le partite
nei vari locali dove viene trasmessa e la cosa più brutta è trovare sempre
qualcuno che tifa per la squadra avversaria e commenta in maniera non proprio
carina. Noi brasiliani, riconoscendo di essere ospiti di un altro paese tifiamo
anche per la squadra di questo stesso paese, vivendo la sua perdita come una
delusione e la sua vittoria come una gioia. Siamo solidali e sappiamo adattarci
alle culture ospitanti. Ci spingiamo all’integrazione anche quando troviamo
strano un certo costume, in fondo sappiamo che nessuno è perfetto!! E’ per
questo che non ci divertiamo quando in Italia assistendo alle partite notiamo
atteggiamenti di eccessiva competizione. I mondiali sono eccezionali perché portano in campo l’amore per la propria nazione, qualsiasi essa sia. E questo
sentimento va rispettato in tutti i tifosi.
Nel discorso di Kelly ritroviamo il significato di quelle
mani che si sollevano verso l’alto per stringere il pallone dei mondiali e dare
il benvenuto ai popoli di tutto il mondo, quelle mani che il Brasile ha
presentato come il logo ufficiale del campionato e come messaggio umanitario di
interculturalità e armonia. “Juntos num sò ritmo” è stata la morale che questi
mondiali ci hanno voluto insegnare, “Tutti allo stesso ritmo”. Raccogliamo ancora
una volta le cose belle, trascuriamo quelle meno belle e ripartiamo in vista
del prossimo mondiale 2018. Fino ad allora un altro paese ad oltre 11 mila chilometri
dal Brasile si preparerà ad attraversare la stessa esperienza: stesse spese,
stessi conti, stessi sacrifici, chi lo sa. Appuntamento a Russia 2018. Appuntamento
alla prossima magia dei mondiali di calcio.
Marilea
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