Il talento sprecato di Pif

Creato il 16 dicembre 2014 da Stupefatti
E' passato un anno dall'uscita del film di Pif "La Mafia uccide solo d'estate". Lui era una promessa e un talento del panorama italiano e, dall'uscita di quel film in poi, sembra essere diventato una macchietta dell'antimafia idiota e retorica, ammiccante, piaciona, politicamente corretta e fondamentalmente dannosa. Tra pubblicità della Tim, ospitate in tronfi eventi antimafia e premi su premi, Pif sembra essere diventato nient'altro che una promessa mancata. Un talento sprecato.Il film. Mi aspettavo molto da questo film. Perchè ci sono cose importanti che hanno sempre bisogno di essere raccontate, e raccontate sempre in modo nuovo. Il film parte da una bellissima idea, ma fa incazzare perchè è fatto malissimo. Ok raccontare gli anni ’70-’80 a Palermo, fondamentale per capire l’Italia di oggi. Ok farlo con toni da commedia, mescolando fiction e non fiction.Ma i buoni presupposti non bastano per fare un buon film.La prima parte, per esempio, è scritta benissimo – è veloce, brillante, originale con punte di genialità – ma è messa in scena e recitata da far schifo. Ok che è “il film di Pif”, ma se Pif non sa gestire gli attori – e sono attori bambini, il che è più difficile – si doveva fare aiutare. Invece no. E il risultato sono i baby protagonisti che scimmiottano le battute che hanno imparato a memoria, battendo il tempo come in una recita a scuolaComincia la seconda parte, poi, gli attori diventano adulti – lo stesso Pif e Cristiana Capotondi – e si spera che le cose migliorino. Macchè. I due, se possibile, recitano peggio dei bambini. Pif totalmente fuori luogo, impacciato, ammiccante senza motivo, e la Capotondi – che certo non ha mai brillato in espressività – raggiunge vette impensabili di insulso gattamortismo.Nel secondo tempo, poi, anche la sceneggiatura scende di livello, e la storia diventa pure noiosa, banale. Le scene diventano forzate e ridicole, i dialoghi tra Pif e la Capotondi – lo svolgersi della “storia d’amore” – semplicemente imbarazzanti.Tutta la durata del film viene fagocitata da questa “storia d’amore” priva di anima, totalmente costruita a tavolino (con grottesco stra-visto bacio finale), togliendo spazio agli elementi di qualità del film, come le sequenze con i mafiosi (deliziose) e i siparietti postmoderni con Andreotti o altri elementi storici (spesso geniali).
Fa incazzare questo film, perchè con un briciolo in più di cura, e soprattutto di umiltà, poteva essere un capolavoro, un tassello fondamentale per un nuovo modo per raccontare – almeno in Italia – fatti importantissimi. Banalità assurde – il bambino che pronuncia la sua prima parola “mafia”, per esempio – potevano essere evitate soltanto con un pizzico di modestia (di coscienza!) in più. La scena finale, poi – sarà per l’incazzatura crescente durante la visione del film – mi è sembrata desolante, inaccettabile. Nient’altro che uno spot, una pubblicità-progresso buonina buonina, uno spiegone moraleggiante che non serve a niente.
Peccato. Peccato, perchè Pif è – “artisticamente” – una delle cose migliori che circolano (circolavano?) per il grande pubblico. Il suo programma su Mtv “Il Testimoneci ha regalato numerosi piccoli gioielli di forma e contenuto, con i suoi reportage originali e creativi che spesso sono narrazione pura, lirismo, poesia. Ma con questo film, cimentandosi in una formula che non è la sua, senza degnarsi di lavorarci serenamente e svilupparla nel modo giusto, e rivelando chiaramente troppa fretta e troppa ambizione, Pif ha offeso la propria intelligenza.
Quanti saranno stati i cattivi consiglieri? I cattivi consiglieri, quelli che fanno pressione per sbancare – per imporsi, finalmente – per vendere il personaggio di Pif "a un livello superiore". Gli stessi cattivi consiglieri che hanno spinto Sorrentino a fare La Grande Bellezza, per esempio, così tronfio e ambizioso e riuscito male, o Salvatores con Educazione Siberiana, sconcertante per quanto è banale, o Tornatore con La Migliore Offerta, un buco di sceneggiatura fatto film (prendo alcuni film usciti subito prima del film di Pif, tre film schifosi di tre registi bravi, che mi hanno provocato stesso senso di frustrante incazzatura). Così gente di talento – drogata da troppe lodi ipocrite, ammiccamenti, pressioni – non si cura più del proprio talento, non fa più i conti con i propri limiti e dunque non lavora più per superarli, e si imbarca in progetti buoni-per-il-mercato ma assolutamente non adeguati per il loro momento creativo, ed è così destinata a sfornare opere false, raffazzonate e malfatte, rovinate dalla mancanza di elaborazione e sentimento e soprattutto rovinate dalla mancanze del tempo e della disposizione d’animo necessario all’artista per fare di un’opera degna di lui.
Ecco il problema. Il problema sono gli Stregoni della Fretta e del Mercato – che possono essere pure demoni interiori – che ti ripetono incessantemente che devi produrre produrre produrre. Devi importi, devi realizzare, concretizzare, incassare, capitolare. Sullo sfondo tanto tanto talento sprecato, mentre si comincia a individuare un nuovo elemento fondamentale per gli artisti dei giorni d’oggi, sempre più importante di-questi-tempi. Non solo il talento, quello non basta. Ci vuole l’umiltà.

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