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Il tarlo della vanagloria, la sindrome dell’ambizione, la ricerca del potere. Il Papa tuona, Silvio tace

Creato il 24 febbraio 2012 da Massimoconsorti @massimoconsorti
Il tarlo della vanagloria, la sindrome dell’ambizione, la ricerca del potere. Il Papa tuona, Silvio tacePapa Ratzinger che parla in prima persona è un evento. Se poi adopera l’”io” invece del “noi” per attaccare i vanagloriosi e coloro che inseguono il potere a ogni costo, il fatto qualche sorpresa la desta. Noi (plurale giornalistico) abbiamo conosciuto un frate che invece del cordiglio indossava una cintura di Pierre Cardin. La cosa ci ha fatto specie per anni ma poi, non ci abbiamo fatto più caso perché non era la cintura a farne un maramaldo né la tintura settimanale dei capelli, ma i suoi atteggiamenti da “pover uomo di Dio” che a tutto pensava meno che al Padreterno. Eppure il cordiglio era parte integrante della divisa da frate tanto quanto l’umiltà che dovrebbe essere la caratteristica dominante l’essere pastore di anime. Ma i tempi cambiano e anche se la Chiesa resta sempre uguale a se stessa, chi ne fa parte spesso si adatta e si adegua. Non è un caso che si parli sempre più spesso di Chiesa Spa, e non è un caso che sempre più spesso uomini di chiesa vengano colti con le mani nella marmellata degli affari immobiliari poco chiari, dei conti off-shore e perfino nel riciclaggio. Così, parlando al clero romano per l’inizio della Quaresima, Benedetto XVI ha attaccato ferocemente i vanagloriosi, gli ambiziosi, coloro che vanno alla ricerca del potere per il potere. E allora noi (sempre plurale giornalistico perché siamo umili), abbiamo pensato che il buon Pastore Tedesco viva in una zona del Vaticano scarsamente frequentata dove le notizie non filtrano con la dovuta incisività. L’ambizione (quell’aspetto della personalità dell’individuo che oggi fa compiere nefandezze come piovesse), una volta rappresentava la molla per andare avanti, per cercare di migliorarsi, di affermarsi, di avere una visibilità sociale costruita con mezzi e qualità proprie e non figlia legittima di compromessi a oltranza. Nell’ambito delle professioni era la spinta necessaria per “spiccare” quel salto che portava a essere migliore degli altri per i risultati ottenuti sul campo e non per le trame segrete nelle stanze dei bottoni. Con il tempo, invece, l’ambizione si è trasformata in vanagloria, nell’esigenza di apparire per essere, nella scarica di adrenalina che dà il sentirsi “potente” e “rispettato” non perché si ‘è’ ma perché si ‘appare’. Il carisma è diventato un optional, sostituito dalla profondità del conto corrente e dalla disponibilità illimitata della carta di credito, due aspetti che hanno sostituito il fascino del ‘sapere’ con quello del ‘potere’. La televisione ha avuto la sua parte anzi, diciamo che è stato il veicolo attraverso il quale uomini e donne fondamentalmente inutili si sono ritrovati all’improvviso a firmare autografi e ad essere riconosciuti per strada. Una volta questo privilegio spettava agli attori e ai protagonisti dei fotoromanzi, oggi anche a Scilipoti ed è tutto dire. Per cui accade che per farsi belli e dimostrare di essere potenti, si usi impropriamente, ad esempio, la carta di credito aziendale come Minzolini e, ora il consigliere della RaiRositani o, in barba alla sentenze dei tribunali, si dica “Ci vediamo in Cassazione”, come ha dichiarato Sergio Marchionne dopo la sentenza a favore dei lavoratori di Melfi o, come la ministra Fornero che, avendo la fortuna di vivere in un contesto familiare sereno e quotidiano, si può permettere il lusso di dire “Accordo o non accordo la riforma del lavoro va avanti e io licenzio chi cazzo mi pare”, tanto i sacrifici li fanno gli altri. La vanagloria è una delle psicosi di Silvio che pur di mantenerla e di farsene il giusto vanto, continua a rompere le palle a Monti per tenere in mano la Rai (per apparire) e per cambiare le toghe rosse nei tribunali (per continuare ad essere). In cambio pieno appoggio per la riforma del lavoro e lunga vita (fino al 2013) al governo del Professore. C’è poi chi come Bossi ordina a Berlusconi di lasciare il governo Monti “altrimenti è finita”. E Silvio tace, come con il Papa, in attesa della prossima cena elegante a villa Gernetto dove, circondato da odalische, potrà vanagloriarsi dei filmati che lo ritraggono con Putin e con Obama. A Silvio è sempre bastato poco, una comparsata in tivvù, un servizio taroccato di Mimun e qualche milione di italiani che credesse alle sue cazzate, il resto sta tutto a Desolation Road

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