Ho trovato questa suggestiva immagine che riguarda il team building e ho voluta riproporla qui, nel mio spazio, dopo averla inviata ai membri del mio staff. E l’ho volutamente inserita bella grossa. Perchè è prima di tutto l’ispirazione che guida le mie giornate, il motivo per il quale mi sveglio al mattino.
Oggi, per l’ennesima volta, mi sono sentita dire
“Ma che ti importa delle difficoltà degli altri? Se vedi qualcosa che non va, fai come fanno tutti: volta la testa.”
Ho un brivido, scusami.
Perchè penso sia questo il problema fondamentale dei nostri giorni: si volta la testa. Si fa finta di niente. Non è affare mio, anzi, potrebbe rivoltarmisi contro.
Io non sono così.
Da anni mi interesso di ciò che le persone pensano, provano, di come interagiscono e come è possibile, attraverso la comunicazione, migliorare una relazione o farla naufragare.
Chiunque pensi che l’altro sia una somma di pulsanti da premere per ottenere risposte a proprio favore, dimentica l’importanza del negoziato e riduce l’uomo ad una serie primitiva di istinti. Per me, l’animo umano è da accostare con curiosità rispettosa.
Fare team building vuol dire prima di tutto partire da se stessi
Quando stai costruendo un gruppo o interagendo con i membri di esso, devi farti una prima, importantissima domanda:
chi sono io in questo team?
Non sto parlando – attenzione – di un ruolo. Parlo dell’atteggiamento autentico con il quale ti proponi agli altri membri.
Qual è il motivo che ti spinge a muoverti nel gruppo nel quale ti trovi? Parlo di lavoro, famiglia, volontariato, sport. Va bene tutto. Pensa alla tua realtà, quella in cui senti di esprimere te stesso.
E quindi
Voglia di rivalsa?
Necessità di dimostrare di essere il migliore?
Bisogno di avere il consenso?
Diffidenza?
Disprezzo?
Se il motivo è uno di questi, amico mio, le tue relazioni saranno pessime. E ti spiego perchè. Dentro di te vivono delle motivazioni inconscie che guidano i tuoi atti e ti rendono su un livello differente da quello in cui sono gli altri. Di solito più basso.
Ti senti superiore? Pensa a quando salti su un tappetino elastico: la tua presunta “importanza” deriva da una spinta dal basso. Ti senti “messo sotto” e pensi di dover combattere. Ma questo, in un gruppo, è un problema. Davvero.
La forza sta nell’unione
Pensa ad un momento in cui ti sei sentito sereno. Con i tuoi amici mentre giocavi a pallone? In famiglia durante le gite al mare? Con i colleghi in pausa pranzo?
Ripensa a quei momenti ed alle sensazioni che hai provato. Cosa c’era di fondamentale?
Un atteggiamento di
- collaborazione
- appartenenza
- serenità
- sicurezza
- riconoscimento
- valorizzazione personale.
Sei d’accordo? Probabilmente puoi associare tante emozioni positive a quei momenti. Ti sentivi riconosciuto, avevi una personalità definita ed un valore che non dipendeva da altro che da te.
E’ questo che fa un team. Che rende stare in un gruppo un’esperienza importante e gratificante. Perchè non si può vivere sempre guardandosi alle spalle o mostrando i denti.
Il team building è un’azione etica
Proprio così. Etica è rispetto. E’ conoscere l’altro nella sua interezza. Rispettarlo, perchè merita rispetto. Comprenderlo, perchè merita comprensione.
Tutti vogliamo, chiediamo, pretendiamo attenzione, ascolto, gratificazione. E non siamo primi a darla. Chi comincerà, quindi?
Ti sfido. Provaci tu.