Si tratta di due rappresentazioni originali, nate entrambi dalla penna di Paolo Capozzo, molto apprezzate dal pubblico per la forte venatura sociale e di denuncia che li permea e per l’ironia e l’originalità della messa in scena.
“Con queste due serate – commenta l’attore e drammaturgo Paolo Capozzo – il Teatro 99Posti ha voluto dare una tangibile dimostrazione d’impegno civico. Per entrambe le rappresentazioni, infatti, non percepiremo alcun compenso; è questo un modo per sostenere concretamente lo sforzo dell’editore Fortunato Iannaccone di creare un cartellone articolato come quello de “La bella estate” senza di fondi pubblici e in autoproduzione e autogestione. Apprezziamo il suo sforzo e la volontà di riportare, con l’arte e la cultura, un po’ di vita nel centro storico di Avellino che va rianimato e riportato al centro della vita cittadina. La Collina della Terra, infatti, è il cuore antico di una città che ha bisogno di ritrovare un’identità che, proprio a seguito dei fatti raccontati nel primo spettacolo che metteremo in scena, è stata fortemente danneggiata”.
“1980. Cronaca tragicomica di un anno” ha vinto importanti premi come: Premio Miglior Testo Teatrale per Autori di Monologhi al IV premio “Unicoop Tirreno”, Allerona (TR), 2010; Premio Miglior Testo Teatrale al Concorso Nazionale di Letteratura e Teatro “Nicola Martucci”, Valenzano (BA), 2008 e Premio Teatro.org al Concorso Nazionale “I corti della formica”, Napoli, 2008.
Attraverso filmati e musica di repertorio – curati dal regista Gianni Di Nardo attingendo agli archivi di Olivo Scibelli e Lino Sorrentini – Capozzo ripercorre un anno di vita di un ragazzetto di diciassette anni alle prese con i problemi fatui dello sviluppo e la scoperta dell’amore per il teatro. Accadimenti personali, cotte adolescenziali si intrecciano con gli eventi politici e con il dramma del sisma del 1980 in uno stile, ironico e a tratti farsesco, tipico del “teatro d’evocazione” in cui l’attore non si limita a raccontare ma è “costretto” a rivivere al presente fatti e personaggi del passato.
I due protagonisti, Compà Prisco e Compà Mostino, dopo secoli passati in balia di vermi e ratti, rinascono spuntando come piante dalla terra in cui erano sepolti. Sepolti dall’oblio della storia, dai detriti della memoria, rinascono nuovamente alla speranza di una vita migliore, al riscatto da un’esistenza di stenti e di soprusi. Riavvolto il nastro della propria (e della nostra) memoria, i nostri due Compari intraprendono un viaggio che ripercorre tutto il 20esimo secolo, nella speranza di un destino diverso da quello che il “fato” gli ha imposto sinora. Improbabili soldati di guerre volute da altri, complici e vittime di catastrofi e disastri ambientali, i nostri due “candidi” eroi affrontano con disarmante ingenuità tragedie devastanti. Dalla grande guerra (1915) alla liberazione (1945), alle lotte sociali sedate nel sangue (1950), al terremoto (1980), alla crisi dei rifiuti (2003). Ogni volta Mostino e Prisco accettano rassegnati l’ennesima sconfitta (“nui simmo sfurtunati”), con l’ingannevole illusione che gli basterà “morire e rinascere” per avere un destino diverso. Molto originale il “gramelot” irpino dei due personaggi, una sorta di “meta-dialetto” che riprende le sonorità delle parlate di vari comuni irpini e che fa passare vibrazioni prima ancora di significati.
Lo spettacolo ha vinto: il Premio D.A.Vi.Mu.S. come Migliore Spettacolo; il Premio Miglior Attore a Paolo Capozzo e Maurizio Picariello – Festival Nazionale “Teatro XS” Salerno (2010) e il Premio Migliore Spettacolo al Festival “Città di Vico Equense” (2013).
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