Il Teatro Classico oggi

Creato il 27 ottobre 2015 da Rivista Fralerighe @RivFralerighe

Il teatro, come fenomeno di costume, da sempre fa parte della nostra vita, da sempre ha avuto una funzione pedagogica ed è stato il baluardo della cultura che molti autori hanno utilizzato come veicolo del loro pensiero. Con l’andare del tempo c’è chi preferisce dedicarsi ad altre forme di intrattenimento con ben altre trame e ritmi. Vittima pure il teatro delle nuove tecnologie, che sempre più ci aiutano ma ci rendono pigri.

Fortuna che c’è sempre chi ama dedicare il suo tempo e le sue energie all’arte del palcoscenico riscoprendo i grandi classici del passato. Capita infatti di frequente che registi di fama mondiale decidano di tornare alle origini e raccontare ancora una volta le gesta dei grandi eroi mitologici.

Ma cos’è che si deve tenere presente quando decidiamo di portare nuovamente in scena il teatro Ellenico?

Il primo consiglio è quello di non farsi spaventare dai lunghi monologhi anche se sappiamo che qualcuno dovrà impararseli a memoria. Questo sarà eventualmente un problema dell’attore. Essendo i testi greci scritti in modo tale da argomentare in modo chiaro ciò di cui trattano, è normale che la sintassi implichi un maggior uso di parole che prima di essere dette da un attore di fronte al pubblico, venivano lette nelle piazze e negli studi. Le parole, se pronunciate nel giusto modo, hanno la stessa potenza che aveano ai tempi di Sofocle o Euripide.

In secondo luogo dobbiamo pensare che nell’antica Grecia venivano organizzate delle giornate in cui tutto il popolo era sollecitato ad andare a teatro, quindi il tempo e la lunghezza di quello a cui assistevano non era certo un problema. Per i greci passare quattro o cinque ore a teatro, o anche tutto il giorno quando c’erano le gare teatrali, era un vero passatempo.

I testi prendono il nome di classici proprio perchè, come accade per i romanzi, le loro storie e i loro intrecci, che trattano temi assoluti, bene si adattano ad ognuna delle epoche storiche in cui vengono riproposti. Per quanto riguarda questo infatti un regista dei giorni nostri non avrebbe problemi nel gestire un eventuale messaggio sociale o politico. Vogliamo parlare de Le supplici di Eschilo oppure de Gli uccelli di Aristofane? Potremmo stupirci di quante persone possiamo far commuovere o ridere con questi lavori. Spesso si tratta di personaggi inventati che hanno un carattere e un modo di esprimersi che rispecchiano la vita reale. In questo modo di crea la catarsi con il pubblico perchè oggi, esattamente come allora, la prima funzione è quella di insegnare e di mostrare quali sono i fondamenti della nostra esistenza.

Il bello di poter rivisitare un testo che ha radici così antiche è perchè non presuppone particolari scenografie. Una scenografia povera e scarna accompagnata però dalle parole di Medea, Oreste o Elettra, sarebbe capace di riempire in brevissimo tempo anche il più grande degli spazi catalizzando su di loro la totale attenzione degli spettatori. Un tipo di teatro che si presta a molteplici messe in scena proprio perchè privo di ornamenti. Un’unica tenda in scena potrebbe celare il più ricco dei palazzi, simulare la tempesta da cui vengono tratte in salvo le Danaidi, gridare alla platea i tormenti di Antigone che viene trascinata viva verso la sua tomba.

Anche per i costumi ci sono molte varianti da poter considerare. Va per la maggiore vestire gli attori completamente di nero, un po’ per trasmettere il cupo delle storie, per la praticità dei movimenti, per dare il senso del neutro, ma più di altri il motivo principale è la sempre maggior carenza di fondi destinati al teatro.

La parte di maggior rilievo deve in ogni caso essere quella dedicata alla recitazione affinchè quello che viene detto in scena sia credibile e “sopportabile” anche per coloro che non sono avvezzi ai tempi drammaturgici. Da sempre la cosa più difficile da fare, è quella di far vivere le parole attraverso il suono e permettere allo spettatore di emozionarsi e portare a casa un bel ricordo di quell’esperienza, anche se a dirlo è una guardia al servizio di Creonte..

Con un po’ di immaginazione e creatività è possibile anche ai giorni nostri godere di questi mondi a noi lontani ma che comunque fanno parte del nostro essere.

Francesco Balestri



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