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IL TEATRO COME METAFORA DELLA VITA QUOTIDIANA | La memoria della Sardegna e la sua storia plurimillenaria | Circuito Regionale Teatro Etnico di ARTE

Creato il 20 ottobre 2015 da Amedit Magazine @Amedit_Sicilia

IL TEATRO COME METAFORA DELLA VITA QUOTIDIANA

La memoria della Sardegna e la sua storia plurimillenaria

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Il teatro come metafora della “vita quotidiana”, come “rappresentazione”, come impalcatura necessaria per osservare i comportamenti quotidiani e le relazioni sociali, come essenza sostanziale per analizzare il comportamento umano e le istituzioni sociali: è il “Circuito Regionale Teatro Etnico” organizzato dall’Associazione ARTE in Sardegna che rivolge una precisa attenzione all’opera teatrale, alla lingua sarda, all’italiano, ovvero le lingue che si sposano alle esigenze rappresentative, utilizza immagini cinematografiche e tracce sonore, elementi che creano naturalmente una contaminazione (quindi un’integrazione) nel pubblico composto da giovani ed anziani, portatori di handicap e normodotati.

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ARTE porta in scena il cartellone del Circuito Regionale Teatro Etnico affrontando temi che fanno parte della tradizione e della memoria della Sardegna e della sua storia plurimillenaria raccontando storie che dissacrano ogni forma di folklorizzazione e che non rimangono confinate nei cliché di situazioni popolate da macchiette; gli spettacoli “La guerra e la libertà”, “Picioccus de foras”, “Storieddas”, “Sa pratza”, “S’istoria de sa bidda”, “Lettere cagliaritane” sono fruibili da tutti, a differenti gradi di comprensione. Il circuito rappresenta un percorso itinerante in tutte le province sarde con le compagnie Gramsc Teatro, Humus Teatro e Thesis, specializzate nel teatro etnico e che da anni lavorano al ricco patrimonio della tradizione e della memoria, della lingua e della cultura sarda e con la collaborazione delle associazioni locali ed il sostegno dell’Assessorato Cultura della Regione Sardegna, ARTE realizza un programma di divulgazione culturale in luoghi come case di riposo, istituti dei ciechi, centri sociali, nelle periferie dove lo spettacolo arriva e produce effetti  scardinanti: gli spazi abituali vengono trasformati, si crea l’appeal della rappresentazione, c’è un “nuovo pubblico”, con una “drammaturgia aperta”, nella quale ogni partecipante può così essere libero di esprimere la sua storia di uomo e di personaggio.


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