Proprio il coinvolgimento, atto di lotta e di coscienza collettiva, ha rivelato la natura di Bene Comune del Teatro Valle e ha portato all’ipotesi di far nascere qui un centro dedicato alla elaborazione drammaturgica e alla narrazione del presente.
"Bene comune" non è un’espressione retorica ma una figura giuridica prevista dalla nostra Costituzione, che consente l’autogestione, a opera di utenti e lavoratori, di un bene di cui viene riconosciuto il valore all’interno della collettività.
Presenteremo a breve lo statuto della futura Fondazione Teatro Valle Bene Comune, primo passo di un processo partecipativo e condiviso per arrivare alla sua costituzione.
Come già affermato in passato, quello che ci spinge a lasciare fuori dalla porta le istituzioni è il desiderio di creare uno spazio di partecipazione diretta per i cittadini e la comunità degli artisti. Ci siamo dati la possibilità di immaginare nuovi modi di vivere.
Il Valle Occupato è diventato il simbolo di una lotta che va ben oltre le pareti del teatro. Lo stato di emergenza in cui si trova il settore culturale nel nostro paese è frutto dell’assenza di progettualità e dei tagli violenti che hanno colpito in questi ultimi anni teatri, musei, cinema, istituzioni culturali, ricerca e istruzione, portando alla progressiva dismissione del sistema pubblico.
Al Valle vogliamo denunciare un bisogno di cambiamento radicale e rilanciare proposte e idee che nascano da una lotta partecipata e dall’affermazione del bene comune come modello socio-economico innovativo. Ci siamo posti l’obiettivo ambizioso di affrontare la crisi finanziaria e culturale della nostra società attraverso la riappropriazione dei tempi necessari per una riflessione seria e un confronto reale.
Il nostro è un percorso che non lascia spazio a scorciatoie. Ci riprendiamo il nostro presente per costruire il nostro futuro.