Mi sbagliavo – ma non del tutto. Il tempo di Mahler racconta la storia di un giovanissimo scienziato che, in una sorta di delirio a metà fra sogno e realtà, scopre la soluzione di una formula inseguita per anni che mette in dubbio le antiche e accreditate teorie relative al tempo. Per David Mahler comincia l’inferno: deve assolutamente rendere nota la sua scoperta, ma come scardinare le leggi prestabilite senza risultare presuntuoso se non addirittura folle? Delle strane coincidenze, tra l’altro, inducono lo scienziato a sentirsi oppresso da qualcosa che non riesce a definire, ma che sente possa mettere a rischio la sua stessa vita. Il tempo, quello scandito dalle lancette dell’orologio, stringe: Mahler deve comunicare la sua incredibile scoperta a qualcuno. Quel qualcuno, l’unico in grado di comprendere la sua teoria e i suoi calcoli, è il Premio Nobel Valentinov, che sembra fortuitamente sfuggirgli.
Il romanzo di Kehlmann è accattivante e ha un ritmo quasi frenetico, che induce a voltare pagina con la stessa nonchalance con cui attingiamo dal sacchetto di carta le patatine fritte; altre qualità da sottolineare: penna stuzzicante e brevità. Il tema, apparentemente di matrice scientifica, può attrarre o meno, ma vi consiglio di fidarvi: la sottoscritta ha sempre avversato fisica e matematica, ma ha apprezzato molto un romanzo che vi ruota attorno senza mai entrare nel merito, salvando il lettore da terribili reflussi scolastici e la trama da odiose storpiature fantascientifiche della realtà.
Angela Liuzzi
Daniel Kehlmann, Il tempo di Mahler, Voland, 111 pp., 12 euro