Il tempo e la vita

Creato il 13 febbraio 2016 da Libereditor

Non c’è esperienza psicologica e umana che non si accompagni alla presenza del tempo; ma non c’è solo il tempo dell’orologio, il tempo del mondo, il tempo geometrico, che scandisce le ore in uguale misura per ciascuno di noi, e che non può essere influenzato dalle nostre emozioni. Non c’è solo il tempo della clessidra, insomma, ma c’è anche il tempo interiore, il tempo soggettivo, che è il tempo vissuto, e il tempo che cambia in ciascuno di noi di momento in momento, di situazione in situazione, il tempo che, indipendentemente dalla scansione cronologica delle ore, ci fa vivere in misura diversa una uguale estensione temporale. Quando siamo stanchi, o tristi, o annoiati, abbiamo una percezione soggettiva del tempo diversa da quella che è in noi quando siamo lieti, o sereni, o siamo interessati a qualcosa. Un’ora di tempo diviene lunga e interminabile nel primo caso, e invece breve e fluida nel secondo caso; e questo in relazione con i nostri diversi stati d’animo e le nostre diverse emozioni che si riflettono immediatamente nella percezione che ciascuno di noi ha del tempo. Ciascuno di noi ha un domani dinanzi a sé anche se non ne conosciamo le figure, gli aspetti, le ombre, la luce, le dimensioni liete, o dolorose. Il flusso agostiniano del tempo, che dal passato defluisce nel presente, e dal presente si trascende nel futuro, scorre in noi senza che non sempre si abbia coscienza di questo.

A proposito della distinzione radicale fra tempo dell’orologio e tempo altro, Eugenio Borgna ricorda W.G. Sebald con Austerlitz.
“Un orologio mi è sempre sembrato qualcosa di ridicolo, qualcosa di mendace per antonomasia, forse perché, per un impulso interiore a me stesso incomprensibile, mi sono sempre ribellato al potere del tempo escludendomi dai cosiddetti eventi temporali, nella speranza – come penso oggi, disse Austerlitz – che il tempo non passasse, non fosse passato, che mi si concedesse di risalirne in fretta il corso alle sue spalle, che là fosse come prima o, per meglio dire, che tutti i punti temporali potessero esistere simultaneamente gli uni accanto agli altri, cioè che nulla di quanto racconta la storia sia vero, che quanto è avvenuto non sia ancora avvenuto, ma stia appunto accadendo nell’istante in cui noi ci pensiamo, il che naturalmente dischiude peraltro la desolante prospettiva di una miseria imperitura e di una sofferenza senza fine.”
Poi riprende il famoso discorso del Sant’Agostino delle Confessioni, che parla del tempo e delle sue metamorfosi.
“Cos’è dunque il tempo? Se nessuno m’interroga, lo so; se volessi spiegarlo a chi m’interroga, non lo so. Questo però posso dire con fiducia di sapere: senza nulla che passi, non esisterebbe un tempo passato; senza nulla che venga, non esisterebbe un tempo futuro; senza nulla che esista, non esisterebbe un tempo presente. Due, dunque, di questi tempi, il passato e il futuro, come esistono, dal momento che il primo non è più, il secondo non è ancora? E quanto al presente, se fosse sempre presente, senza tradursi in passato, non sarebbe più tempo, ma eternità. Se dunque il presente, per essere tempo, deve tradursi in passato, come possiamo dire anche di lui che esiste, se la ragione per cui esiste è che non esisterà? Quindi non possiamo parlare con verità di esistenza del tempo, se non in quanto tende a non esistere.”
Borgna cita anche William Shakespeare che si inoltra nella foresta oscura del tempo in uno dei Sonetti, il CXXIII.
“No, Tempo, non potrai vantarti d’avermi fatto cambiare: le tue piramidi, che pure furono edificate con uno sforzo prima d’allora sconosciuto, non rappresentano per me nulla di nuovo e straordinario, e non son che rappresentazioni di una intuizione preesistente.
Il tempo che abbiamo da vivere è breve, e perciò noi guardiamo con meraviglia a quel che ci offri per cosa antica, ed a tanto preferiamo credere come se fosse creato apposta per noi, anziché pensare d’averne già in precedenza avuta notizia.
Io sfido, o Tempo, entrambi: le tue cronache e te stesso, né riesco a provare alcuno stupore per il presente o per il passato, perché le tracce che dietro a te son rimaste e quel che ne vediamo, tutto parla un linguaggio menzognero, essendo creato e quindi andando in rovina a causa della tua eterna fretta.
Tanto giuro, e manterrò sempre il mio voto: e resterò fedele, a dispetto di te e della tua falce”

Eugenio Borgna, Il tempo e la vita, collana “Campi Del Sapere”, Giangiacomo Feltrinelli Editore, 2015.


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