Trovare un'intesa tra i diversi partiti nel Paese di Kabila-figlio non è certamente facile.
E c'è anche chi è convinto che Kabila, a fine mandato presidenziale (2016), di sicuro si ricandiderà per la terza volta.
Ecco, allora, che l'Unione Africana (UA) ha scelto il togolese Edem Kodjo per favorire il dialogo tra i partiti nella Repubblica Democratica del Congo e creare un clima il più possibile disteso in prospettiva degli accadimenti del 2017.
Kodjo, ex-ministro nel suo Paese, il Togo, uomo politicamente molto stimato a livello continentale e non solo, è considerato un saggio nell'ambito dell'Unione Africana e la sua scelta, anche per l'UA stessa, ha il significato di una ottima valenza politica.
Significa riappropriarsi per l'istituzione di un ruolo importante in Africa.
Ruolo talune volte messo in discussione,o addirittura ostacolato, a seconda delle circostanze in cui è costretta a intervenire.
Mi viene in mente il Burundi di questi giorni.
Tuttavia a Kinshasa c'è chi, appena ha appreso la notizia, ha provato e prova a mettere i bastoni tra le ruote.
Mi riferisco all'Unione per la Nazione Congolese di Vital Kamerhe e al Movimento di liberazione del Congo di Jean Pierre Bemba perché, entrambi, ritengono sia prematura la possibilità di avviare, a partire da subito, un dialogo politico tra le parti che possa avere una qualche modesta chance di successo in avvenire.
Stesso discorso anche nei partiti di opposto indirizzo politico.
Insomma pare che a Kinshasa, al momento, si preferisca l'immobilismo.
Immobilismo( si può leggere anche "inciucio"), che finirebbe per favorire, com'è prevedibile se non si fa qualcosa, esclusivamente Kabila e la sua cerchia politica.
Marianna Micheluzzi (Ukundimana)