Audipress, in collaborazione con Doxa, ha pubblicato un focus di approfondimento sui comportamenti di lettura della popolazione italiana.
I dati pubblicati per il target Top sono il risultato di un’elaborazione ad hoc effettuata da Doxa sulla banca dati Audipress 2015/I. Per la costruzione del segmento è stata selezionata l’elite — classe sociale superiore — alla quale si è aggiunta una quota di individui appartenenti alla classe sociale medio superiore con professione [propria o del capofamiglia] di livello elevato, come imprenditori, liberi professionisti, dirigenti, quadri. La combinazione delle variabili prescelte ha permesso di estrarre una quota corrispondente all’8% della popolazione adulta italiana [14 anni e oltre], con caratteristiche socio– demografiche corrispondenti a quelle dei maggiori percettori di reddito.
All’interno di questo ristretto segmento, la quota dei lettori di copie digitali pesa più del doppio della media: il 10.7% contro un 4.6%. Una quota che, seppur maggiore alla media della popolazione italiana, la dice lunga sulla marginalità delle copie digitali, anche, in Italia.
Più che sulla frequenza di lettura le differenze del segmento top rispetto alla media dei lettori si registra nell’attitudine ad acquistare la copia “replica”, la versione digitale della corrispondente versione cartacea. L’acquisto di una copia, cartaceo e/o digitale, resta comunque minoritaria e solo per i mensili supra, di poco, il 50%.
Che la fascia top della popolazione legga di più della media degli italiani probabilmente non necessitava di un approfondimento ad hoc da parte di Audipress poiché sono aspetti emergenti da moltissime ricerche, nonché dal buon senso. Gli italiani, come noto, leggono poco, anche i quotidiani, che la classe dirigente legga più della media e con una frequenza maggiore di 7 punti percentuali [per i quotidiani] non depone comunque a favore di questa visto che comunque poco più della metà legge ogni giorno e neppure dei giornali e dei periodici.
Si continua con ricerche ed analisi ad hoc pour cause invece di ricercare e sperimentare con serietà partendo da processi interni innovativi che diano, finalmente, nuova linfa e ricavi all’ex industria dell’informazione. Come scriveva Leo Longanesi: «Alla manutenzione, l’Italia preferisce l’inaugurazione» anche in questo ambito. Siamo al top, sulla carta. Sigh!