Guardavo i bateaux-mouche partire dal Pont Neuf, leggevo la Gazzetta sulle panchine in Square du Vert Galant. E osservavo la gente passare. Avete mai notato che oggi a Parigi chi fa veramente tendenza sono i clochards? Sono loro gli intellettuali, l'intellighenzia a cui si ispira apertamente la nuova classe sociale dominante, i maschi-alfa di Parigi: i bourgeouis-bohemien.
Borghese e bohémien, avere ed essere, non sono più categorie inconciliabili: “Nel nuovo contesto sociale – scrive Brooks – le idee e la conoscenza sono d’un tratto divenute vitali per il capitalismo tanto quanto lo era l’aspetto economico negli anni Ottanta. Sugli aspetti finanziari, religiosi, morali e sessuali è quindi difficile oggi differenziare un borghese da un bohémien, un conformista da un ribelle”. Spendere non è un peccato, se i soldi sono guadagnati con un lavoro appagante e se l’acquisto viene fatto con consapevolezza. I bo-bo vestono Armani ma vanno in bicicletta, acquistano il top della tecnologia ma mangiano patate minuscole coltivate in quella specifica regione del nord della Francia, studiano filosofia orientale e spesso abbracciano la religione buddista, praticano lo yoga e dispongono i mobili dei loro lussuosi appartamenti secondo le regole del Feng-Shui. Consumismo sfrenato e cura dell’anima non sono più concetti antitetici ma gli interdipendenti capisaldi dello stile di vita bo-bo". (Da http://bobochic.com/?tag=david-brooks, che peraltro è anche un bel blog).
Sta di fatto che bo-bo a Parigi oggi è mainstream, per quanto anche di barboni quelli veri ce ne siano parecchi. A prima vista un bo-bo non è molto dissimile da un clochard: vestono più o meno allo stesso modo, se non che i primi sono griffati, per quanto di anti-griffes. Dei clochards i bo-bo sanno persino imitare accuratamente gli atteggiamenti e i comportamenti ma osservando meglio non è difficile distinguerli, come un merlo e un tordo. Un bo-bo si ferma per rollare una sigaretta ma al posto del carrello scassato fregato al supermercato sta spingendo un passeggino (con marmocchio occupante, ovviamente). A gruppi mangiano pane e formaggio e bevono vino rosso per terra gambe incrociate sui marciapiedi del Canal Saint Martin (posto tres branché per quanto sia una roggia di scolo stile Conca del Naviglio). Gli altri, i barboni veri, non suonano chitarre e non fanno picnic. Stanno quasi sempre da soli, se stanno su un prato è invariabilmente per dormire e quando trovano da mangiare lo fanno perlomeno seduti su una panchina, che è una delle poche comodità alla loro portata.
E quindi quale è il senso dei bourgeois-bohemiennes? Cosa mi stanno a dimostrare, con che diritto fanno gli esistenzialisti nel duemilaedieci? Li rispetto, anzi mi potrebbero pure piacere e comunque ognuno vive come vuole. Però proprio per questo voglio sentirmi libero di dire che secondo me c’è un po’ di ipocrisia in tutto questo. Magari sarò qualunquista ma un tassista mi ha raccontato che l’anno scorso i bo-bo sono scesi alla Bastiglia un sabato mattina. Protestavano contro chi pensava di tagliargli alcuni dei privilegi che gli permettono di vivere a famiglie di cinque in pieno centro Parigi, in appartamenti che mi fanno sempre girare per la città col naso in su e che il 99.9% degli esseri umani che calcano questo mondo non riescono nemmeno a immaginarsi. E la cosa mi ha fatto pensare.
Certo che sono felice di vivere anni dove un uomo è libero di fumare, di non radersi, non tagliarsi i capelli, di rotolarsi un po' per terra per sporcarsi e stropicciarsi prima di uscire, di lasciarsi tagliare la fornitura d'acqua corrente, tanto esiste - e non a caso - la locuzione “french shower”. E certo è meraviglioso essere liberi di non fare un cazzo e dormire sull’erba, particolarmente su quella dei parchi nel centro della più bella città del mondo. Ma avete mai visto i workers pachistani quando dopo aver lavorato tutto il giorno sotto un sole a cinquanta gradi passeggiano al tramonto tenendosi per mano, tute blu e sorrisi larghi come cantieri? Avete mai smontato il motorino assieme a Luigi che in questo momento sta probabilmente catramando qualche provinciale della bassa Padana? Siete consapevoli della fortuna di essere casualmentenati a occidente e sopra il tropico, dalla parte giusta del mondo? Di conseguenza un bo-bo a Parigi cosa mi sta a significare? Cosa mi devo aspettare, che lezione devo trarne?
Quanto ai barboni quelli veri, li rispetto. Rispetto il loro mal di vivere ma penso anche che tutto lo spleen di questo mondo non sia un alibi valido per pisciare sulle scale del Pont Neuf. Perché ci sono molti altri posti per farlo, perché lì di giorno ci passa un sacco di gente e perché io non gli ho mai fatto respirare l’odore del mio piscio.
Rispetto anche cani e piccioni se è per quello. Ma pure loro cagano troppo, lo fanno spesso a sproposito e quasi sempre nel posto sbagliato.