Probabilmente successe anche questo, durante la guerra di Spagna, perché nelle guerre, soprattutto nelle guerre civili, succede davvero di tutto. Gli uomini sono spazzati via, mica solo dal fuoco sulla linea di fronte. Succede di tutto: tradimenti e spari alla schiena, ammazzamenti per paura e per noia, esecuzioni sommarie e fosse comuni.
Questa è la storia di José Robles Pazos, amico del grande John Dos Passos e di altri scrittori americani, repubblicano, rapito una notte di dicembre 1936 dai servizi segreti sovietici e sparito per sempre. Inghiottito in una voragine di buio e di silenzio, come molti altri che in quegli anni non si trovarono solo sotto il tiro delle armi fasciste. Volontari internazionali, anarchici, comunisti dissidenti che dovettero anche guardarsi le spalle.
A raccontare questa storia di "uno sconfitto tra gli sconfitti" è Ignacio Martìnez de Pisòn in Morte di un traduttore (Guanda), libro forse non esaltante, saggio scrupoloso più che narrazione ad alta tensione emotiva, ma che è al merito di gettare un filo di luce su vicende che si vorrebbero consegnate all'oblio.