Il tragicomico Talento di Aleksandar Hemon

Creato il 02 novembre 2011 da Zioscriba

Aleksandar Hemon
Il progetto Lazarus
Einaudi
Pagg 305 € 21
Voto: 10-
Il commento più azzeccato e illuminante, fra quelli riportati in quarta di copertina, è di Cathleen Schine del New York Times: “Hemon prende la struttura formale dell’umorismo, la grammatica della commedia, il ritmo e il tempo degli scherzi, e li usa per rivelare la disperazione. Il progetto Lazarus è un libro pieno di divertimento e di battute, e allo stesso tempo indicibilmente triste”.
Non mi stancherò mai di ripeterlo: un grande scrittore è SEMPRE, istintivamente, intimamente, costituzionalmente – a volte perfino senza volerlo a livello consapevole – TRAGICOMICO, nell’accezione più estesa e totale del termine.
Ed è poi il motivo per cui oggi di Scrittori italiani ve ne sono pochini, e quei pochi sono semisconosciuti. Qui si preferisce, per funesta e autocastrante scelta editoriale, una netta distinzione, atta forse a non confondere, a non sballottare, a non traumatizzare certi piccoli e fossilizzati cervelli (a cominciare da quelli di chi queste “scelte” è chiamato, purtroppo, a operarle): o piagnucolosi, raffinatissimi, noiosissimi tromboni (pallosi, pallosi, pallosi!), o vuoti e pompati stupidelli da due soldi (banali, banali, banali!), gli uni e gli altri con meno talento di una zanzara sclerotica, di una larva di mosca. Ma finché i boccaloni vengono all’amo, finché preferiscono i cagnotti al caviale, che devo dire: buon pro gli faccia.
E tutti malati, questi cagnotti, di ripetitività (anzi, per meglio dare l’idea dovremmo dire: ripetitititititività): nel primo stentato (ma premiatissimo) libercolo sono già contenuti i trenta (o trecento…) successivi, inutile attendersi evoluzioni.
Ma noi qui ci occupiamo di caviale, cioè di tragicomico Talento.
In tal senso Hemon è stato per me una deliziosa sorpresa, una rivelazione.
Un esempio di questo cozzare fra toni diversi a produrre sublime stridore, fra i mille che potrete trovare in questo scrigno prezioso, è fra le pagine 98 e 100. Dove si passa dalla più pura e dura poesia del dolore (“L’alloggio è vuoto senza Lazarus, gli oggetti che la circondano sono estranei al suo mondo, insensibili alla sua pena: un catino vuoto, uno scialle appeso a una sedia, un’imperturbabile brocca d’acqua, la macchina da cucire, con la cinghia che a tratti tintinna. Olga non riesce a toccarli; ne fissa le forme, come in attesa del momento in cui si squarceranno rivelando il nocciolo duro di dolore che ogni maledetta cosa racchiude”) alla più dura e pura comicità della disperazione (“Cara mamma, Lazarus è morto e io sono impazzita. Per il resto stiamo bene e ti pensiamo tanto”).
Non fatemi incazzare: ci sarà una libreria abbastanza vicina a casa vostra, no?
Dimenticavo: una trama c’è, ma non sto neanche a dirla. A parte che volendo la troverete nel giro di un clic su ibs o dove vi pare, ciò che conta per me è che questo signore sia uno Scrittore, cioè uno che scrive da dio, e quindi in grado, all’altezza, di FARCI COMPAGNIA. Se avete altri (legittimi!) parametri o priorità, chiedete consigli a qualcun altro. Ma se la pensate come me, non perdetevi per niente al mondo Aleksandar Hemon.
Parola di Scriba.

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