E le famose polveri sottili,
le locandine dei corsi di burlesque,
il clang clang fastidioso di sbatter di tazzine,
dentro al bar della metropolitana.
Le ventenni in finto louis vitton,
le trentenni hipster con gli occhiali,
le quarantenni in felpa e sneakers
che vanno a ritirare i figli.
E cielo giallastro quando fa bello,
e cielo grigiofumo quando piove;
unghie decorate in centri estetici di provincia,
e sfoggiate il lunedì mattina sui treni lerci
di facce incattivite.
E controllori polverosi,
e pensionati svampiti;
impiegati incolori,
studentesse assorbite
dai programmi per il giovedì sera,
ipnotizzate da evidenziatori rosa
che slittano rapidi sulle dispense.
Gli egiziani con le giacche di pelle,
le moldave con gli elastici di spugna
a legare code sbiadite.
E io a bere succo di pompelmo dalla plastica,
con gli occhi color grafite,
a sognare un orizzonte più largo
che me li faccia tornare verdi.
(pa)