FAVRIA (giovedì)
Rispettare i propri limiti. Individuare la propria velocità di base, cercando di mantenerla almeno per la prima metà della gara. Avendone ancora cercare di aumentare la velocità in progressione. Rimanere concentrati sulle proprie sensazioni. Non farsi condizionare dalla velocità nelle prime, concitate, fasi della partenza.
Riscaldarsi bene.
Avessi seguito queste sacrosante e semplici regole, che ho elaborato basandomi sui riscontri di ogni gara cui ho partecipato, a Villasanta probabilmente sarebbe stato pb, invece di una gara in china discendente dall'inizio alla fine.
Le ho invece adottate a Favria, in una veloce gara da 8,200 km. Piatta ed asfaltata, ad eccezione di un tratto in sterrato di circa 200 metri.
La mia soddisfazione non sta nella posizione di classifica e neppure, in assoluto, nel passo medio scaturito alla fine, che i quattro sono ancora lontani; piuttosto nell'aver corso agevolmente, senza strafare e senza affanni. Non ho subìto la corsa come in altre recenti occasioni. L'aver individuato nei 4:15 il passo base mi ha permesso di correre seguendo un’immaginaria linea di "galleggiamento" in cui ero conscio di poter veleggiare senza troppi affanni. Le gambe correvano sciolte, il respiro mai affannoso. Ho corso su me stesso, ben attento al sopraggiungere di eventuali segnali di stress che non si sono tra l'altro mai verificati. Una gara prudente, certo, in cui non ho voluto rischiare nulla. Le due batoste lombarde qualcosa dovevano pur insegnare.
ALICE (domenica)
Memore di Favria, ho adottato le stesse precauzioni, con l'aggiunta di un buon riscaldamento iniziale. La corsa, una collinare di 10 km, pur nei suoi tratti più duri, è andata abbastanza liscia, il passo adottato in modo naturale. Il fatto di conoscerne già il percorso ha costituito un indubbio vantaggio. Alla fine, l'ho terminata a un minuto in meno dello scorso anno, pur con una posizione in classifica peggiore.
Gran Prix di Novara, tappa di Torrion Quartara, ieri.
Un passo indietro, rispetto alle due gare precedenti. Primo km a 4:07, come a Favria, con la differenza che i 6 km del percorso erano tutti in sterrato, come ho scoperto correndola. Troppo veloce. Così il rallentamento progressivo è stato evidente. Ottime le sensazioni fisiche e il recupero dopo lo sforzo invece.
Insomma, il modo in cui affronto i primi chilometri merita davvero un focus approfondito, perché è in questa fase che si decide il passo medio di tutta la gara. Poiché l'esperienza mi sta insegnando che il tanto poi rallento rappresenta una sterile intenzione, la frase giusta dovrà essere tanto poi accelero.
Un saluto e buone corse a tutti.