Il trono di spade di George R.R. Martin. Capitolo 3: Daenerys

Creato il 08 gennaio 2012 da Martinaframmartino

Daenerys fa storia a sé. Lei è lontana, isolata da tutti gli altri, e anche se a volte le notizie di quel che avviene in un continente raggiungono l’altro, e alcune azioni hanno le loro conseguenze, la storia di Daenerys è quasi completamente isolata da quella di tutti gli altri. Per questo Martin ha potuto pubblicarla autonomamente in forma di racconto lungo con il titolo Blood of the Dragon e con quest’opera vincere il premio Hugo del 1997.

All’inizio Dany fa pena: è giovane, ingenua, desiderosa solo di essere lasciata in pace e totalmente succube di quel figlio di buona donna che è suo fratello Viserys.

Qui abbiamo un nuovo contrasto, con il rigoglioso continente di Westeros e quello molto più arido di Essos. Westeros è la Terra degli Andali, i Regni del Tramonto, o anche i Sette Regni. Essos, anche se qui non lo dice ancora. è il continente dove si muove Daenerys, a partire dalla città libera di Pentos.

A Game of Thrones – e anche Il trono di spade se è per questo – presentano la cartina dei Sette Regni. Il volume gigante non ha nessuna cartina, altra buona ragione per preferire edizioni più costose ma più piccole, maneggevoli e fatte meglio. E poi con la campagna Oscar che ci sarà fra qualche tempo come ormai consuetudine da non so quanti anni, i prezzi di tutti i volumi, tranne I guerrieri del ghiaccio e Le cronache del ghiaccio e del fuoco volume 1, scenderanno temporaneamente del 25%. Comunque Approdo del Re e Pentos sono belle vicine, proprio lì, una di fronte all’altra.

Intanto chi legge il romanzo inizia a scoprire qualcosa di più su quella rivolta alla quale aveva accennato brevemente Catelyn. Martin fornisce gli indizi e le informazioni un po’ per volta, si diverte a espandere la storia in avanti, nel futuro, e all’indietro, nel passato. E così vediamo Rhaegar che muore “nel nome della donna” che ama (pag. 36, ma quale nome? Rhaegar non muore per un nome, ma per una donna, “dying for the woman he loved”). Vediamo appaiati i nomi di Lannister e Stark come cani dell’usurpatore, ma sappiamo che Ned Stark odia la donna Lannister, leggiamo senza quasi notarlo e certo senza capirlo un rapidissimo accenno allo Sterminatore di Re e assistiamo alla nascita di Daenerys. Rimane fedele Willem Darry, appunto il nome non perché lo associo a qualcos’altro ma perché così forse lo ricordo meglio. Mai dimenticare un nome o uno stemma nobiliare in questa saga, potrebbe tornare fuori. Altro dettaglio: i teschi di drago nella sala del trono. I draghi sono estinti quando inizia la storia, ma sono esistiti in un passato non troppo lontano, circa 150 anni, e i loro teschi lo testimoniano.

La storia attuale procede, e ricordiamo la storia passata, con “Aegon il Conquistatore” che “aveva preso in sposa la propria sorella” (pag. 38), e io mi chiedo quale visto che l’appendice (pag. 439) ci informa che sposa entrambe le sorelle, Visenya e Rhaenys. Forse entrambe, visto che Martin ha scritto “sisters” e non “sister”.

Quando vediamo magistero Illyrio ricordiamoci del suo aspetto e dei rotoli di adipe che tremolano sotto gli abiti di seta. Se anche un personaggio che ne vede un altro non lo conosce, possiamo sempre riconoscerlo noi per lui. A proposito di aspetto, da notare le caratteristiche dei Targaryen con i capelli biondo argento e gli occhi viola. Quest’ultimo dettaglio nella serie televisiva è scomparso, Martin ha spiegato che per gli attori recitare con lenti a contatto viola era un impegno un po’ troppo gravoso, e ha affermato – non so quanto scherzando – che si è soffermato troppo sui colori di occhi e capelli. Il dettaglio è importante, ma finché rimane solo su carta non è un problema. I problemi iniziano con le riprese, con Targaryen che non hanno gli occhi viola e con la difficoltà di fare il casting per i personaggi di Jaime e Cersei. Nei romanzi viene ripetutamente sottolineata la loro somiglianza, in televisione gli attori non potevano essere troppo diversi e così attori validi per l’una o per l’altra parte sono stati scartati perché la produzione non è riuscita a trovare l’altra metà della coppia.

La gente di Dorne non vede l’ora di vendicare la principessa Elia, moglie di Rhaegar, ci viene detto a pagina 41. Dorne resterà fuori scena per un bel pezzo, e i nomi si dimenticano, ma fin dall’inizio ci viene detta questa cosa. Quanto sia vera si scoprirà in seguito, non bisogna dimenticare che a volte le affermazioni dei personaggi sono influenzate dai loro desideri, dalle loro speranze, o da informazioni errate. Martin ci ha ammonito a non fidarci di nulla che non vediamo direttamente, e in effetti gli inganni sono moltissimi. Il prologo lo ha detto chiaramente: Gared dice che ciò che è morto resta morto, e invece poco dopo un morto torna in vita. Ned non crede agli estranei, e noi invece sappiamo che esistono. Quali altre bugie o mezze verità possono esserci in queste pagine?

Dany non si fida di Illyrio. I doppi giochi in queste pagine sono tanti, possiamo fidarci del magistero di Pentos? L’informazione va accantonata, in attesa di una futura risposta. Non è facile, ci sono così tante informazioni in queste pagine, così tante cose che si susseguono, che le nostre percezioni cambiano continuamente e molte cose si dimenticano, o non sappiamo più se siano realtà o solo suggestioni. Quando Viserys parla dei sicari dell’usurpatore che li hanno inseguiti e Daenerys sa di non averli visti, rimane il dubbio se Viserys sia fuori di testa, e veda pericoli dove non ce ne sono, o se stia dicendo la verità. È difficile distinguere il vero dal falso, l’accaduto dall’immaginato, il resoconto dalla vanteria, anche se in questo caso le pagine successive ci diranno che probabilmente Viserys aveva ragione e lui e Dany l’hanno scampata bella in più di un’occasione. Certo, è più difficile cogliere i dettagli quando Altieri scrive che un “sorriso infido” (pag. 41) increspa le labbra di Illyrio, mentre Martin si limita a parlare di “the smallest hint of a smile”, il più piccolo accenno di un sorriso.

Dobbiamo diffidare di Illyrio? Sì, come dobbiamo diffidare di tutti. Non credo ci sia un solo personaggio che non ha mentito almeno una volta su una questione importante, o che non ha fatto un doppio gioco, o che non ha infranto la parola data. Diffidare, sempre e comunque. Poi magari il personaggio è leale, ma è meglio verificarlo prima di metterci la mano sul fuoco.

C’è un accenno al Disastro di Valyria, e già ne avevamo sentito parlare a proposito di Ghiaccio, ma ci vorrà parecchio tempo per averne una descrizione un po’ più precisa. In questo caso un mistero lungo, ma davvero poco significativo. Però è interessante notare che quest’accenno ci sia. Vogliamo un mondo completo e realistico? Allora lo scrittore deve curare tutti i dettagli, e costruire anche un passato al suo mondo, anche se magari poi non ci racconterà tutto quello che sa lui.

Scopriamo qualcosa sui Dothraki e sulla loro civiltà e intravediamo Mormont, la cui descrizione non va dimenticata. L’ho detto, molte identificazioni si basano sull’aspetto, e se non volete rimanere con il fiato sospeso in attesa di scoprire chi sia il personaggio visto da qualcuno in una determinata occasione, ricordatevi la sua faccia e il suo abbigliamento. A proposito, ricordatevi anche cosa ha fatto in passato.

Il primo incontro di Dany e Drogo avviene in un palazzo, a un ricevimento, nel romanzo, nel cortile del palazzo di Illyrio in televisione. Cambiano i dettagli della scena, ma la resa è comunque ottima.

Quello su cui, ancora una volta, ci si potrebbe soffermare a lungo sono piccoli dettagli cambiati nel passaggio da una lingua all’altra, il fatto che Daenerys “realized, with a sudden start of fear, that she was the only woman there”, mentre la traduzione di pagina 43 mantiene la paura improvvisa ma dimentica la scoperta, il realized. E se da noi Viserys dice che Drogo “è come una reincarnazione di Aegon” (pag. 45) in inglese manca la parola “come”, e l’identificazione è molto più diretta e concreta, “He is Aegon”. Peggio ancora sono stati resi due passaggi sottostanti.

Nel primo Daenerys ha appena chiesto di essere portata a casa, e anche se è consapevole che neppure quella era davvero la sua casa ripensa alla casa dalla porta rossa sparita nella traduzione italiana. Dany ha un fortissimo desiderio di ritornare alla relativa sicurezza della sua infanzia, quando al loro fianco c’era qualcuno che si prendeva cura di loro e di cui si potevano fidare, ma tutto questo è sparito. E Viserys è ancora più crudo, perché non dice che se “il suo intero khalasar vorrà sfotterti, tu ti farai fottere, dolce sorella”, ma che “I’d let his whole khalasar fuck you if need bee, sweet sister”, cioè è lui che la lascerà fottere. Viserys è molto più personale, e molto più bastardo, di quel che abbiamo sempre saputo.

Sotto la foto spoiler da La danza dei draghi, A Dance with Dragons parte 3, volume che giungerà nelle nostre librerie quasi certamente il prossimo mese di ottobre.

In primo luogo Rhaeghar. Non ricordo in quale punto di Dance Ser Barristan Selmy lo dica chiaramente, ma il principe del drago non amava Elia Martell. Non era una sposa adeguata a lui, era una bravissima persona ma semplicemente non era alla sua altezza. In più al momento della battaglia dei Tridente Elia ancora non correva alcun pericolo, quindi Rhaegar non poteva morire per lei. Moriva per l’unica altra donna associata a lui, Lyanna. Robert ha alzato i vessilli di guerra per Lyanna, e visto che Brandon e Rickard Stark erano morti a seguito della vicenda Rhaegar+Lyanna e di conseguenza anche Ned aveva preso le armi, Rhaegar poteva morire per una sola donna: la lupacchiotta. Che amava, come ci dice Martin. Indoviniamo di chi sia figlio Jon Snow.

Del disastro di Valyria in realtà parla nella seconda parte di Dance, I fuochi di Valyria, ma non è niente di che, un semplice Krakatoa fantasy.

Mormont compare alla fine dei Guerrieri del ghiaccio, ma se ne vede solo la descrizione. Per questo è importante ricordarla da qui. Poi, nei Fuochi di Valyria, Tyrion si dimostra bravo ancora una volta a donare un nome alle persone il caro Jorah viene ufficialmente identificato. Ser Jorah Mormont, schiavista. Quel che gli capita si potrebbe semplicemente definire giustizia.



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