Il troppo e il troppo poco sono i nostri più grandi nemici
La virtù non è mai il massimo di una data qualità o pregio
E’ difficile e faticoso diventare virtuosi e restarlo lo è ancora di più
Come suggerisce anche il buon senso comune, per non sbagliare mai, in qualsiasi campo, occorre evitare gli eccessi. Per eccessi s’intende ovviamente il troppo e il troppo poco.
Questo principio è sempre vero anche se
nello sport si diventa campioni proprio facendo prestazioni eccellenti o per così dire “eccessive”. Infatti, per avere risultati da campioni è necessario allenarsi “gradualmente” evitando gli eccessi come per esempio strafare oppure saltare gli allenamenti, ma impegnandosi come prescritto dalle tabelle di allenamento.
Infatti, come ho già precisato in precedenti articoli, la virtù è una via di mezzo tra l’eccesso (+) e la scarsità (-), appunto tra il troppo e il troppo poco di un dato pregio o abilità. La virtù, dunque, non è rappresentata mai dal valore massimo, ma è il valore medio tra il massimo e il minimo di una data cosa.
Insomma, la virtù nasce dall’equilibrio tra i due estremi.
Questa definizione ci fa capire che per restare virtuosi bisogna guardarsi dai due valori opposti da cui la virtù stessa si genera.
I poli opposti si comportano come due calamite potentissime che attirano la virtù da un lato o dall’altro togliendole… i pregi, la preziosità, l’abilità a fare bene. Per tali motivi, è difficile e faticoso diventare virtuosi perché si rischia facilmente di cadere negli eccessi; e restare virtuosi è ancora più difficile! Non per nulla, sono sempre pochi i virtuosi.
In tutto questo discorso, la cosa più importante da capire è che la virtù non è il massimo di una data qualità positiva. E tu, cara lettrice e caro lettore, cosa ne pensi in proposito?
Se è vero che tutti si riempiono la bocca propugnando l’equilibrio tra gli opposti, nella realtà vogliono sempre il massimo, il che è una chiara incongruenza. Il massimo o troppo di una data cosa è un difetto, mai un pregio. Tradotto in linguaggio concreto, ciò significa che è sicuramente meglio essere prosperi o benestanti, che ricchi, anche se tutti vorrebbero essere milionari! Ciò perché siamo attratti soltanto dai lati positivi della ricchezza, dato che ne ignoriamo i suoi lati negativi.
Quando un pregio diventa esagerato provoca la rimozione del suo opposto, ossia lo fa sparire dal campo della coscienza, e a quel punto sul piano cosciente non c’è più equilibrio tra i due opposti, per cui la virtù cessa di essere tale: perde i suoi pregi e mostra i difetti di una delle due ombre. Insomma, è come se una massaia, andando a fare la spesa al supermercato per la propria famiglia, anziché comprare un kilo di pane, o quel tanto che basta per una giornata, comprasse una intera sporta…
L’ombra corrisponden
Invece, l’ombra corrispondente alla mancanza di volontà è la pigrizia: inerzia, inattività, svogliatezza, inoperosità, indolenza, malavoglia,
Dunque, è un guaio non soltanto avere la mente troppo debole, ma anche avere la mente troppo forte! Il che significa che ci vuole sempre equilibrio in tutto. La virtù sta soltanto nell’equilibrio, ossia nel giusto mezzo!
Soltanto se non si è soggetti né a fissazioni, né ad apatia, il corpo e la mente risultano integrati tra di loro e agiscono in maniera simbiotica, e solo allora nasce la virtù per eccellenza, la forza di volontà che spinge alle decisioni e all’azione.
Facciamo qualche altro esempio. Nessuno vuole essere considerato stupido, e pertanto fin da ragazzi rimuoviamo la nostra parte di stupidità naturale che controbilancia la nostra intelligenza. In tal modo ci impegniamo per diventare sempre più intelligenti e colti attraverso lo studio e le letture, ma il rafforzamento abnorme dell’intelligenza non comporta la scomparsa della stupidità. Nessun polo può sparire; nessuna qualità scompare nel nulla. Se si indebolisce un polo, si indebolisce anche il suo opposto; o il che è lo stesso, se si rafforza un polo, si rafforza anche quello opposto, anche se in maniera inconscia.
Infatti, come ho dimostrato in un precedente articolo: “In medio stat virtus…”, la rimozione di una qualità comporta il suo potenziamento inconscio o inconsape
In poche parole, anche essere “troppo” intelligenti cessa di essere una virtù e diventa un difetto perché la stupidità rimossa scatta in maniera aggressiva, spropositata e incontrollata quando meno ce lo aspettiamo, ossia ogni volta che una persona (magari anche vicina a noi…) dice o fa una sciocchezza, e in questi casi ci si comporta proprio come uno… stupido!
La stupidità rimossa diventa un automatismo inconscio, esattamente come la rabbia che è considerata a torto un’emozione “sempre” negativa. E invece non è così. Infatti, per guarire dalle malattie occorre recuperare la grinta arrabbiandosi, almeno quel tanto che è necessario. Non a caso i malati hanno la voce flebile. Appunto, la voce fievole dimostra mancanza di vitalità: ecco perché molti malati non ce la fanno neanche a parlare! La guarigione si può rilevare proprio dalla voce che diventa più forte.
Ogni cosa serve al momento giusto, quindi anche la rabbia svolge un ruolo importante: essa rappresenta la nostra vitalità. Ovviamente se la rabbia è esagerata o eccessiva rappresenta un grave difetto, come tutte le cose esagerate o eccessive! Ma non storpia soltanto il troppo, anche il troppo poco!
Ogni qualità, ogni caratteristica, ogni cosa esistente, comprese le emozioni, sono allo stesso tempo utili e dannose: dipende dal contesto e dall’uso che se ne fa. Più concretamente, la sua utilità o meno dipende dall’intensità e dalla frequenza. Quando una caratteristica è troppo intensa e/o troppo frequente, diventa esagerata e quindi anche dannosa; e ugualmente è dannosa quando l’intensità e la frequenza sono minime.
Una caratteristica è utile o virtuosa soltanto quando è nella quantità giusta!
Ovviamente, è difficile de