Non posso saperlo mai, se una scelta è giusta o sbagliata.
Neanche in corso d'opera.
Neanche con una previsione attendibile.
Neanche una volta fatta e viste le conseguenze.
Non lo so mai, perchè ogni scelta fatta preclude per definizione tutte le altre possibilità in gioco.
Dichiara conclusa una partita, in modo momentaneo se vuoi, ma circoscrive e delimita i confini delle situazioni. Confini che sono psicologici, personali e sociali. Detta certe regole, certe imposizioni.
Pero' anche le scelte che a prima vista possono rivelarsi sbagliate per me necessitano di una accurata analisi razionale, una dovuta attenzione nel particolare.
Nonostante possa aver sbagliato la tempistica, il luogo, i punti di riferimento, alcune valutazioni e un po' di misure (cosa del tutto probabile), resta un fatto incontrovertibile: ogni singola scelta, azione, pensiero, decisione porta consapevolezze, e ancora prima emozioni.
Porta altre decisioni, situazioni, altre consapevolezze.
Crea.
E mi forma. Mette dei pezzettini nel mio modo di essere e di guardare il mondo.
Emozioni più o meno belle, più o meno intense, che mi portano nel mondo del "fare", del "provare" del "buttarsi nelle cose per vedere come sono". Emozioni che poi si trasformano in sentimenti, stati d'animo, tratti di personalità, caratterizzazioni, qualità, difetti, ansie, gioie, esperienze, bellezze e lacune.
Ed è tutto quello che mi permette di essere quella che sono, di essere arrivata ad oggi con il bagaglio delle situazioni vissute, delle idee pensate, delle cose riuscite o distrutte. Tutto quello che mi rende felice e soddisfatta, nonostante le paure e i dubbi. Nonostante i momenti difficili, di fronte a me stessa, quando mi giudico duramente e mi guardo vivere "da fuori".
Ogni scelta prepara il terreno per una serie di accadimenti, di vicende e di situazioni che devo saper affrontare imparando le competenze necessarie sul momento. Spesso improvvisando. Perchè serve velocità di valutazione e velocità di risposta, nella vita. Per non perdersi il bello, per non restare indietro. Per vedere subito il paesaggio che c'è. A costo di soffire un po'. A costo di percepire quell'intrinseca solitudine della condizione umana.
La vita è come una difficilissima Scuola di Formazione Teatrale.
In cui ho imparato anche a far di conto, l'inglese, la sintassi e l'analisi grammaticale (in via teorica, almeno). Mi fa improvvisare, mi fa sperimentare un sacco di ruoli, mi fa ridere e piangere, mi stupisce e mi delude. Mettendomi costantemente alla prova.
E con più riesco a restare fedele a quella che sono davvero, nonostante tutti i vari copioni che scelgo, con più sono orgogliosa di me stessa.
Con più sento di aver raggiunto un traguardo importante, qualunque esso sia.
Le cose che non prevedo o che non mi aspetto sono quelle che poi alla fine della fiera lasciano un segno indelebile, che mi agganciano bene e mi fanno guardare dentro. Mi danno una lente di ingrandimento su ciò che non voglio vedere, sulle paure, sul vuoto sotto di me e su ciò che non credo possibile.
Mi spronano a vivere, a sentire, a emozionarmi, a confrontarmi con limiti, incoerenze e debolezze, a fare semplicemente quello che mi sento di fare, perchè è solo così che mi sento di vivere.
(Oh, anche meno eh).
Ps.
Sì, è lunedi.
Ed è settembre.
Ho dimenticato la frutta per merenda.
E ho il ciclo.
Portate pazienza, via.