La cessione dell’Huffington Post ad Aol ed il valore della transazione, hanno scatenato il risentimento e la protesta da parte dei blogger che contribuivano gratuitamente al “superblog” statunitense.
Vista l’enorme somma ricavata dalla vendita, Arianna Huffington è stata richiamata ad ossequiare i propri principi e le dichiarazioni effettuate nel tempo chiedendo a gran voce una compensazione per il lavoro svolto, come segnalato anche dal quotidiano torinese.
Visto l’eco della notizia e l’interesse al tema generale, che si lega complessivamente al filone del crowdsourcing, il NYT ieri ha prodotto un’analisi esaustiva che quantifica concretamente il valore economico dei blog dell’Huffington Post.
Nell’articolo viene identificato specificatamente il peso dei blog, analizzando il numero di pagine viste sul totale ed i commenti [e dunque la partecipazione dei lettori] per arrivare a quello che potrebbe essere il valore in termini di ricavi pubblicitari.
Ne emerge un rapporto di 1 a 20 tra gli articoli retribuiti e quelli gratuiti di “blogger” che darebbero luogo a revenues pubblicitarie nell’ordine di poco più di 6 US $ ogni mille pagine viste.
Se, da un lato, permane la difficoltà di quantificare il valore delle professioni intellettuali, dall’altro pare confermarsi allo stato attuale la necessità di una massa critica di utenti per ottenere una sostenibilità economica all’informazione online nelle sue diverse forme.
Sino a quando non saranno rivisti e rielaborati in maniera condivisa i criteri di remunerazione, attualmente basati solo su parametri quantitativi, la qualità continuerà ad essere opinabile accessorio all’interesse prevalente per le masse.