In fondo Milano è una città schiva, anche se non quanto Torino. È una città che vive soprattutto di notte, non solo nei locali alla moda, bensì anche nei vicoli, nei parcheggi poco illuminati, nei vecchi caseggiati a schiera che sembrano alveari. Senza dimenticare i parchi, che nel capoluogo lombardo hanno la bizzarra capacità di apparire sempre tetri, anche in pieno agosto. (da Luoghi del Mistero).
Presentando il mio secondo mini-saggio dell’insolito mi sono sbilanciato, ventilando l’ipotesi di scrivere un Luoghi del Mistero 2: i Notturni di Milano (ecco, ora abbiamo anche un titolo). Io il progetto me lo sono segnato in agenda, ma occorre trovare del materiale nuovo, visto che le leggende metropolitane su Milano sono oramai arcinote ai fan dell’occulto e delle urban legends.
Per esempio… la sapete quella del vampiro che bazzicava Stazione Centrale?
Dai, non dite di no.
Siamo verso la fine degli anni ’70.
Il capoluogo meneghino si stava trasformando nella “Milano da Bere” sotto l’egida socialista. A breve la città avrebbe vissuto una nuova epoca d’oro, d’apparenza e di lusso, dietro cui però, come si sarebbe venuto a sapere soltanto una quindicina d’anni più tardi, proliferavano i vampiri delle tangenti. La cui tana – metaforicamente parlando – era proprio Milano.
Nel mentre, dalle parti di Stazione Centrale, allora più cupa e fredda di quanto appaia ora, dopo il restauro, si aggirava un vero succhiasangue.
Le sue prede erano i clochard, che – allora come oggi – trovavano rifugio nella cavernosa stazione, evitando di scendere troppo in fondo, nei sottosuoli di Centrale, dove si dice vivano degli uomini-rettile (ma questa è un’altra storia).
Pare che questo misterioso vampiro, un giovane pallido vestito con un cappotto un po’ sciupato, abbia aggredito diversi senzatetto, senza ucciderne nessuno, bensì saziandosi di qualche sorso del loro sangue.
Ugo Mulas – Milano, Stazione Centrale 1953.
Ho fatto qualche ricerca, ma non ci sono documenti ufficiali o ufficiosi sul nosferatu milanese. Pare che ai tempi ne abbia parlato il quotidiano pomeridiano La Notte, ma non sono riuscito a trovare scansioni o foto.
A quanto pare nessuno prese troppo sul serio le denunce dei clochard, dediti all’alcolismo e spesso colpiti da varie turbe mentali. Tuttavia alcuni membri del personale della Centrale iniziarono a guardarsi attorno preoccupati, a portare crocefissi al collo e teste d’aglio negli uffici, memori degli insegnamenti dei film horror (nota a margine: in quegli anni i film della Hammer venivano trasmessi sulla RAI anche alle due del pomeriggio… sigh).
Dopo qualche settimana il vampiro smise di cacciare e non se ne parlò più, anche se la sua leggenda è rimasta e si è tramandata fino ai nostri giorni.
Che fine ha fatto il nostro succhiasangue? Magari è scomparso nei sotterranei della stazione. Magari ce lo hanno portato gli uomini-rettile, mal tollerando l’invasione di campo.
Oppure – e questa versione mi piace immaginarla – il vampiro ha preso un treno notturno. In che direzione? Forse verso est, verso Venezia, e da lì verso l’Europa dell’est. Un po’ quel che fa Jonathan Harker nel Dracula di Stoker.
Allora, che faccio, lo scrivo questo terzo saggio del mistero?
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(A.G. – Follow me on Twitter)