Oggi stavo smanettando un po’ col la radio quando sulla frequenze di ScrivendoVolo ho beccato uno stralcio di un’intervista. Mi è sembrato di particolare interesse questa risposta della scrittrice alla domanda:
Cosa ne pensi dei fenomeni editorial-marketing degli ultimi anni e della fruizione soprattutto femminile che li caratterizza?
Io mi sarei aspettata una risposta tipo “Fanno schifone”. E invece:
Un editore è un imprenditore, prima di tutto. Se decide di investire in termini di marketing su un titolo è perché crede che ci sia un pubblico pronto a recepirlo.
A me non disturba affatto che ci siano amanti di storie di vampiri, o di soft-porn. Disturba solo il livello letterario discutibile di certi best-seller. Tutto qui.
Una bella storia, ben costruita, ben scritta, merita sempre. Ma per “ben scritta” intendo: con stile e personalità.
E quindi i vampiri potrebbero non fare schifone per definizione. Qui se ne fa un problema di stile quindi, e non di genere o di filoni. Il problema è che oggi fa molto figo non leggere un genere per partito preso e ovviamente sbandierarlo ai quattro social network. Non pensiate che la superficialità sia solo della lettrice che consuma mummy porn. A mio parere, anche escludere un genere a prescindere è sinonimo di superficialità, di volersi barricare dietro a stereotipi e dietro, diciamocelo, l’ignoranza. Agli albori della diffusione del giallo, dico un genere a caso, chi lo praticava veniva ritenuto poco più che uno scribacchino da quattro soldi. Valore letterario, zero. Ve la sentireste oggi di dire che se è un giallo allora non è letteratura? Io personalmente no.
E voi? Avete qualche pregiudizio letterario? Vi è mai capitato di schifare un libro ‘perché di moda/è il libro di cui tutti parlano’? Dài, su, confessatevi con Madre Carlotta.