I sospetti su di lui sono stati raccolti dalla Commissione presieduta dal Cardinale Herranz. L'abitazione di Gabriele è stata perquisita da cima a fondo e sono stati rinvenuti una “mole di documenti che non sarebbero dovuti finire nelle sue mani”. Ma non è finita: gli inquirenti hanno anche trovato delle apparecchiature utilizzate per riprodurre e archiviare “carte” importanti.
Certo è che chi conosce “Paoletto”, 46 anni, lo descrive come un devoto a sua Santità. Aiutante di camera di Benedetto XVI dal 2006 quando ha preso il posto dello “storico” maggiordomo di Giovanni Paolo II, Angelo Gugel, è entrato a far parte del ristrettissimo cerchio della “famiglia pontificia”, dopo essere stato a servizio dal prefetto della Casa pontificia, monsignor James Harvey. Uno dei fedelissimi laici ammessi a poter entrare nelle stanze degli appartamenti papali, a partecipare alla messa mattutina celebrata dallo stesso Benedetto XVI. E solamente lui, Paolo Gabriele, poteva accedere alla corrispondenza del Papa, ma non alla documentazione finanziaria, né alle relazioni di servizio della Gendarmeria.
A cosa servivano tutte quelle carte? E chi erano i destinatari? Ma soprattutto, il “corvo”, ha davvero agito da solo? La Gendarmeria ha seguito anche le indicazioni della Commissione cardinalizia d'inchiesta nominata dal Benedetto XVI per indagare sui cosiddetti 'Vatileaks' degli ultimi mesi, guidata dal cardinale Julian Herranz e composta dagli altri porporati Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi.
E mentre le indagini proseguono a tutto campo, nei giorni scorsi il Vaticano stesso ha definito “atto criminoso” la pubblicazione, nel libro di Nuzzi (Sua Santità, le carte segrete di Benedetto XVI, ndr) di lettere private del Papa. Lo stesso Gabriele avrebbe confidato al giornalista Nuzzi di aver voluto rendere pubblici i documenti riservati poiché nessuno realmente conosce la verità su ciò che avviene all'interno delle mure Paoline: dove i complotti, gli scontri di potere, le corruzioni, gli scandali e la pedofilia sono i protagonisti. Nel libro inoltre vengono descritti i conflitti interni alla Santa Sede in particolare nella gestione dell'Istituto per le opere di religione (Ior).
Secondo fonti del Vaticano l'ex economista “non ha svolto funzioni di primaria importanza per il suo ufficio”.
Due vicende che viaggiano su unico binario dato che l'arresto di Gabriele è avvenuto il giorno seguente alle dimissioni di Gotti Tedeschi. E se Gotti Tedeschi è un altro devoto a Benedetto XVI, differente è il rapporto tra l'ex banchiere e il cardinal Bertone, specie dopo il netto “no” di Gotti Tedeschi alla scalata del San Raffaele, fortemente sponsorizzata dal segretario di Stato.
“Bertone si è messo di traverso lungo la via della trasparenza voluta dal Papa e le sue frequentazioni in campo economico e finanziario sono tutt’altro che raccomandabili. Inoltre il cardinale si occupa di cose di cui non capisce assolutamente niente”, avrebbe confidato Gotti ai suoi stretti amici.
E pensare che quando si cita lo Ior ritornano alla memoria i tempi del “suicidio” di Roberto Calvi, della loggia di Licio Gelli, il sequestro di Emanuela Orlandi. Segreti che tali sono rimasti nonostante le insistenze della Magistratura.
Che la Chiesa sia da sempre considerata un alveare di intrighi questo è orami risaputo, ma gli scandali che l'hanno vista protagonista in queste ultime giornate fanno porre un quesito: “Quale sarà il futuro della Chiesa”?
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