E quante altre immagini, che chissà quante volte abbiamo visto, riproduzioni di quell'antico Giappone che prima la guerra e poi i tempi moderni hanno quasi del tutto cancellato. Illustrazioni raccolte in libri che è bello tenere in bella vista sul tavolino del salotto, stampe che da sole bastano a riscaldare una casa, a dare un segno di grazia, di bellezza composta ed essenziale.
Molte sono opera di Katsukisha Hokusai (1760-1849), il maestro del mondo fluttuante, quello che per me è soprattutto un quadro (tengo la sua riproduzione nell'ingresso, apro la porta ed è lì), la grande onda che si sta abbattendo sui pescatori, il monte Fuji sullo sfondo, impermanenza ed eternità insieme.
Non ne conoscevo la vita e ho scoperto molte cose leggendo questo libro - a metà tra la biografia e il catalogo - che poi è opera nientemeno che di Edmond de Goncourt (che sorprendente connubio il grande scrittore dell'Ottocento francese e il pittore giapponese). E complimenti alla Luni editrice, che ha avuto il merito di ristamparla.
Hokusai visse da povero, anche perché accettava solo i lavori che gli piacevano. Della povertà andava quasi fiero. Era un uomo bizzarro, non sempre gradevole. A volte si firmava Il vecchio pazzo per il disegno o Il prete mendicante.
Un giorno un incendio gli bruciò la casa e gran parte dei suoi disegni. Riuscì a portare in salvo solo un pennello: la sua vita.
Una volta disse: Se il cielo mi concedesse ancora solo cinque anni di vita... potrei diventare un autentico grande pittore.
Grande pittore, lo era davvero.
Un pittore e un maestro che in punto di morte ci ha lasciato una poesia che diceva più o meno così:
Oh libertà, la bella libertà, quando si va nei campi estivi per lasciarvi il nostro corpo perituro!