Un po' prevedibile nelle argomentazioni, ma senza dubbio interessante, è l'ultimo libello della nota astrofisica italiana Margherita Hack, Perché sono vegetariana (Edizioni dell'Altana, 2011). L'assunto principale di questo piccolo libro (appena 125 pagine da leggere tutte d'un fiato) è l'auspicio di un grande cambiamento: una presa di coscienza da parte degli uomini che porti la gestione delle risorse naturali dalla darwiniana "legge del più forte" ad una più equa "legge di giustizia". Prima di addentrarsi nell'argomento Vegetarianismo, è bene fare alcune precisazioni, affinché non accadano imbarazzanti conversazioni con "vegetariani" che ingurgitano affettati o würstel ritenendoli di origine minerale. I vegetariani non si nutrono di animali. Il termine "animali" comprende tutte le variegate forme di esistenza della fauna. Sarebbe quindi riduttivo chiamare "vegetariana" una persona che non mangia carne (bovini, ovini, suini, equini, pollame, volatili, cacciagione). I vegetariani non mangiano neanche il pesce (compresi molluschi, crostacei, frutti di mare). Chi si definisce vegetariano esclude dalla propria dieta, per motivi etici, non medici, tutti gli animali in quanto esseri viventi. Esistono anche i vegani, che con maggior rigore rinunciano a tutti i prodotti di derivazione animale (prodotti caseari e uova), battendosi non solo per il diritto alla vita degli animali, ma anche contro i metodi di sfruttamento. Il discorso è molto ampio, ed esclude gli infiniti casi del de gustibus. Utilizzando un linguaggio pacato e razionale, la scienziata toscana, spiega le origini del suo vegetarianismo, procede a ritroso nel tempo passando in rassegna alcuni tra i più illustri vegetariani nella storia, da Platone (428-348 a.C.) al contemporaneo oncologo Umberto Veronesi (1925).
Inedito il suo punto di vista: totalmente ateo, epicureo, cordialmente coercitivo. La Hack infarcisce di spiegazioni scientifiche, origini cosmogoniche, ricordi di infanzia il suo discorso animalista. Tra le righe, è possibile sentire la sua beffarda voce dal forte accento toscano senza che questa ceda e scada ad una filippica. Margherita Hack riconosce con assoluta sincerità che la sua scelta alimentare proviene dall'adesione alla teosofia da parte dei suoi genitori; afferma infatti: "Per molti vegetariani il diventarlo è stato un atto di volontà, comportante la rinuncia ad alcuni piatti preferiti. [...] Io invece non ho nessun merito, perché sono vegetariana dalla nascita". Perché sono vegetariana è sicuramente un libro che andrebbe letto, non certo per allietarsi un paio d'ore, ma per non dimenticare che il cibo non cresce dentro i supermercati. Il discorso della scienziata è totalmente condivisibile, e non può lasciare indifferenti i lettori non vegetariani: ben tre volte viene ribadito il concetto che il DNA umano è identico per il 99% a quello degli scimpanzé fisiologicamente vegetariani. Per chi ritenesse necessaria l'assunzione di carne in un'alimentazione sana ed equilibrata, l'astrofisica ricorda che comunque la sua assunzione non dovrebbe essere superiore ad un paio di volte la settimana. Solo un dubbio. Margherita Hack racconta dell'umanità dei suoi animali domestici, cani e soprattutto gatti. Di cosa li nutriva?